1577 - Visita di monsignor Costantino Bargellini

Anno 1577 - Visita pastorale del vescovo di Rieti Costantino Bargellini (+1585) - Manoscritto in lingua latina - Segue nell'ultimo paragrafo un documento del 1575 del periodo del vescovo Bargellini riguardante S.Anatolia - Tratto da: Archivio della diocesi di Rieti, visite pastorali, cartella n. 5 e 15 - Traduzione di massima (molte parti sono di difficile lettura) di Roberto Tupone - 6 gennaio 2016

Costantino Bargellini o Barzellini
Nobile - Frate dei conventuali
Nato a Bologna - Morto il 29 dicembre 1585
Vescovo di Rieti dal 30/08/1574 al 09/04/1584 poi Vescovo di Foligno

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TRADUZIONE DOCUMENTO

Chiesa di San Nicola

Giorno 28 del mese di Giugno del 1577

Il Reverendissimo Signore Vescovo di Rieti insieme con il Reverendo don Lucantonio Pucci de Bargellini visitatore, e con don Marco, maestro in dottrina Cristiana, partì da Corvaro verso il castello di Sant'Anatolia, dove arrivò in tarda ora e fece il suo ingresso nella chiesa di San Nicola, all'interno del predetto castello, dove si conservano i Sacramenti. Entrato nella predetta chiesa fece orazione davanti all'altare maggiore e, ascoltata la messa, vide e visitò il Santissimo Sacramento Eucaristico e Battesimale, situato nell'altare maggiore, in un tabernacolo di legno dorato, dentro una decente pisside argentea posta nel predetto tabernacolo, su una splendida stoffa di seta gialla e rossa. L'altare maggiore non possiede nulla in beni. E' stato trovato ben messo e sul parato ha due candelabri di legno. All'interno mancano le pitture e fu ordinato di farle entro due mesi.

Poi vide e visitò gli oli santi per i sacramenti che sono conservati in tre vaschette stagne. Poi gli oli per la cresima e per la comunione, che similmente si trovano in delle vaschette stagne ben conservate. Poi vide l'olio degli infermi conservato separatamente in un recipiente stagno piuttosto grande, in una fenestella, nella parete dell'altare, chiusa a chiave. Parimenti, vicino all'altare maggiore, in due bussolotti dipinti ai lati, viene conservato il predetto sacramento nella stessa fenestella.

Ordinò di mettere l'olio degli infermi e l'olio per i cresimati e per i battezzati presso il fonte battesimale, in una fenestella da fare e da tenere ben chiusa a chiave. Poi vide e visitò il fonte battesimale in pietra, con il coperchio di legno a forma di piramide, abbastanza ampio dove, in una conca di rame con coperchio di rame, si trova l'acqua santa per il battesimo. Per mantenere pura la predetta acqua santa battesimale il Signore ordinò all'Abbate che, entro il mese di giugno, intorno al fonte battesimale, sia fatta una cancellata di legno con porta.

Poi vide che nella stessa chiesa c'erano due altari. Alla [destra c'è] l'altare di S. Giovanni. Ordinò al predetto Abate che entro due mesi sia provvisto dello sgabello. Finalmente vide le architravi e i materiali della chiesa. La fabbrica non è stata approvata a causa delle tavole del tetto da sistemare. Durante una visita precedente venne richiesto di sistemare le tavole del tetto e di imbiancare la chiesa. In detta chiesa si conservano i sacramenti nonostante non sia la parrocchiale, perchè la chiesa parrocchiale di Sant'Anatolia si trova fuori dal castello ed è quella di Sant'Anatolia.

Il Reverendo Signore Luca Antonio Pucci de Bargellini, insieme al Reverendo Signor Marco, andarono dalla chiesa di San Nicola alla Chiesa di Sant'Anatolia dove sono due confraternite: una del Santo Corpo del Signore Gesù Cristo e l'altra di San Sebastiano che non hanno reddito. La prima viene sovvenzionata dai Confratelli per far del bene ai devoti, la seconda si mantiene con le opere pie per l'edificazione dei fedeli.

I beni stabili e gli utensili per i sacri ministeri, di proprietà della Chiesa di Sant'Anatolia, furono trovati nella chiesa di San Nicola.

Inizialmente tre calici con coppa d'argento e piedi di ottone, con tre diverse patene, due d'argento e una di ottone, ben dorato, con toni argentei e dorati. Ordinò di dorarle entro un mese pena tre scudi [?].Poi un tabernacolo con due lunette con il piede d'ottone dorato con parti d'argento. Poi un turribulo d'argento, una croce d'argento con il piede di ottone dorato. Poi otto corporali. Poi due messali nuovi. Poi sei purificatori. Poi una pianeta, un dobletto, una stola bianca e due manipoli bianchi senza cinghie [?]. Poi una pianeta di seta di damasco bianca con due figure disegnate [?]. Poi un'altra pianeta di seta di damasco rossa. Poi un'altra pianeta di seta verde. Poi un'altra pianeta di damasco di color violaceo con fregi dorati. Poi un'altra pianeta nera per celebrare le messe ai defunti. Poi due dalmatici neri. Poi un'altra pianeta e dobletto e camicia con fregi bianchi. Poi quattro bianche con due camice. Poi quattro stole con quattro manipoli.

Chiesa di Santa Anatolia

Lo stesso giorno

Allo stesso modo il reverendo signore Luca Antonio Pucci de Bargellini visitatore, vide e visitò la chiesa parrocchiale di Sant'Anatolia, posta fuori dal castello di Sant'Anatolia, della quale chiesa il paroco o arciprete o abbate è il reverendo signore Vincenzo di Innocenzi dello stesso castello, con tre canonici don Giovanni Berardino di Mario, Don Difonzio di Battista clerico e il clerico Antonio Giovanni Battista nuovo [...].

Il Reverendo Signor Vescovo ha chiesto al predetto Abbate a quanto ammonta il suo reddito ed egli ha risposto: sei salme di frumento. Poi ha chiesto se la predetta chiesa ha beni stabili e qual'è la cura. Hanno risposto che hanno in cura cento focolari [famiglie] e un redidito di una coppa di frumento che dividono in cinque porzioni, di cui due vanno all'abbate e le altre tre vengono divise tra i canonici. Inoltre hanno un reddito di quattro botti di vino all'anno e hanno due castagneti in Valle dei Santi. E tutti i canonici hanno come primario reddito la decima di due salme di frumento.

Fece ingresso nella detta chiesa dove non si conservano i sacramenti, conservati come già visto nella chiesa di San Nicola nel castello predetto. Fatta prima la debita orazione davanti all'altare maggiore, egli vide e visitò la pietra, decorata con una cornice dorata di legno, con tre tovaglie sopra l'altare.

La chiesa, oltre ai beni dei predetti ecclesiastici, ha anche una rendita di venticinque carlini da usarsi per le riparazioni e ha altri cinquanta carlini circa che provengono dalle oblazioni dei parrocchiani del predetto castello da utilizzarsi quando è necessario.

Nell'altare maggiore non c'è lo sgabello onde fu ordinato di fornirlo dello sgabello di legno entro due mesi, per rendere possibile celebrare al meglio.

Poi vide e visitò l'altare o cappella sotto l'invocazione di Sant'Andrea, situato precisamente presso l'altare maggiore sulla parte destra. Esso è dotato e, come dice il Reverendo Abbate, è unito al Canonicato di Don Bernardino ed ha, come relazionato da Don Bernardino, un reddito di una salma di grano. Venne ordinato al predetto Don Bernardino di mostrare la documentazione della predetta unione entro il presente giorno, sotto pena di privazione. La pietra di esso altare si muove. Ordinò di consolidarla e solo quando essa sarà consolidata si potrà di in esso celebrare. Ordinò di fornirlo di un pallio e di un cono dorato. Il suddetto altare è largo e angusto. Ordinò di fare una cornice di legno attorno al predetto altare e porvi uno sgabello.

Poi vide e visitò un altro altare sotto l'invocazione di Santa Maria, dotato di un reddito annuo di circa una salma di frumento e di cui è beneficiario il clerico Difonzio di Battista, uno dei canonici della predetta chiesa. Il predetto altare fu trovato spoglio. Fu ordinato al detto Don Defonzio, per servizio di Dio, di fornire il predetto altare di tovaglie, pallio, patene, di cono dorato, di almeno due candelabri di legno moresco e di uno sgabello di legno. Il predetto altare va fornito di quanto detto entro sei mesi pena la privazione.

Poi vide e visitò la cappella sotto l'invocazione di Santa Anatolia, dove è stata traslata l'immagine di Santa Lucia, e della cui cappella è rettore e suo beneficiario il reverendo abbate di Innocenzi. Ha un reddito annuo di ducati tre in frumento. Don Vincenzo abbate asserisce che, in detto altare, celebra tutti i giorni festivi e che è una cappella piena di devozione,  fornitissima, decoratissima e decentissima. Fu ordinato a don Vincenzo, beneficiario, che entro i prossimi due mesi fornisca lo stesso di uno sgabello di legno, di una cornice di legno e di almeno due candelabri di legno [...].

Poi, in ultimo, vide e visitò tutto il corpo della chiesa, la cui fabbrica è stata approvata. Le pareti della predetta chiesa sono con l'intonaco consumato e molte finestre laterali sono aperte. [...] Di conseguenza il visitatore apostolico ordinò che le pareti vengano intonacate e imbiancate e il tetto risistemato entro lo spazio di un anno sotto pena di scudi 26. Ordinò all'abbate che  le ossa dei morti, che in modo pacifico ci hanno lasciato, vengano posti in un'altra tomba o sepoltura e che sia vietato camminare sopra le stesse mantenendosi l'abbate, durante le celebrazioni festive, ad almeno dieci palmi. Questo per la buona morale e i buoni costumi.

Castello di Torano

Il giorno 2 luglio 1577

Il Reverendissimo Signor Vescovo, insieme al Reverendo Lucantonio Pucci Visitatore e a Don Marco maestro di dottrina Cristiana, dal castello di Sant'Anatolia andò al castello di Torano e pervenne al detto castello. Fece l'ingresso alla chiesa matrice di San Martino e ivi fatta l'orazione...

[Tralasciate Pag. 74, 74b, 75, 75b, 76, 76b, 77, 77b: Visita delle chiese di Torano]

Chiesa di Santa Maria del Colle

 Il giorno terzo del mese di luglio 1577

Poi il Reverendo visitatore vide e visitò la chiesa di Santa Maria del Colle, sita e posta tra il castello di Torano e il castello di Sant'Anatolia, di cui è rettore il reverendo don Bartolomeo d'Alberti con un reddito di circa venti scudi. La cui fabbrica non viene approvata, in quanto le pareti sono da riparare, il tetto da restaurare, l'immagine dei santi da restaurare, i pavimenti da sistemare,  nella porta della chiesa va messa la chiave, l'altare è completamente spoglio ed è necessario adornarlo per il servizio di Santa Maria Madre di Dio.

Chiesa rurale di San Costanzo

 Lo stesso giorno

Poi il reverendo signor visitatore, insieme al reverendo signore Marco, maestro di dottrina cristiana, vide e visitò la chiesa di San Costanzo sita presso la rupe della montagna Duchessa, nel territorio di Sant'Anatolia, di cui è rettore e beneficiario il reverendo signor Berardino di Mario di Sant'Anatolia che ha un reddito di quattro salme di frumento, la cui fabbrica non è approvata. Le pareti sono fatte di gesso unite con la calce. Ordinò di sistemare le pareti entro quattro mesi e nello stesso tempo di imbiancarle. Ordinò di lastricare il pavimento, di sistemare le tavole del tetto, di consolidare l'altare e infinine di fornirlo di una cornice di legno intorno e dello sgabello. Fare solitamente la celebrazione della solennità nel giorno di San Costanzo che cade il ventinove gennaio e pregare durante la quaresima. Ordinò al rettore di celebrare le messe quanto possibile per adempiere alla conservazione della devozione del popolo.

Chiesa rurale di San Leonardo di Cartore

 Lo stesso giorno

Poi il signor visitatore, proseguendo la visita, vide e visitò la chiesa di San Leonardo, posta nel territorio di Santa Natoglia, presso la villa di Cartore, di cui è rettore e beneficiario il reverendo signor Vincenzo di Innocenzi del castello di Santa Natoglia, che ha una rendita di cinque salme di frumento, la cui fabbrica non viene approvata. Le sue pareti sono fatte di gesso, ordinò di imbiancarle entro quattro mesi e di rimettere in piano tutto il pavimento, di rimettere le tavole e le pianelle al tetto, rimurare la porta presso l'altare, fornire l'altare di quanto necessita e, presso l'altare, mettere lo sgabello. Solitamente, nella predetta chiesa, si suole celebrare ogni volta che viene il giorno di San Leonardo. La solennità si celebra quando cade il giorno nove settembre. Ordinò di continuare le celebrazioni delle messe, per mantenere la devozione a Cristo, e infine di restaurare le immagini dei santi.

Chiesa rurale di San Lorenzo di Cartore

 Lo stesso giorno

Vide e visitò la chiesa di San Lorenzo che viene affermato essere la parrocchiale del paese di Cartore, nel qual caso da tre anni fino al presente, manca il rettore anche della cappellania che ricade sotto la chiesa di San Lorenzo. La parrocchia ha in cura tredici famiglie. Ha un reddito di quattro salme di frumento e la cappellania ne ha una salma. Alla chiesa servono delle riparazioni nelle pareti, nel pavimento e nel tetto. Ordinò che le stesse pareti siano riparate e il pavimento sia lastricato al meglio. Ordinò, pena il sequestro, che il Vicario del Corvaro ponga una cornice di legno intorno all'altare e che lo rifornisca di ogni necessario e lo provveda dello sgabello.

Chiesa rurale di Santa Maria di Breccia

 Lo stesso giorno

Proseguendo la visita nel suo dominio, il reverendo signor visitatore, vide e visitò la chiesa rurale di Santa Maria della Briccia sita nel territorio del castello di Spedino, che per molti anni non ebbe il rettore. I suoi beni furono occupati dal signor Domenico di Malle di Torano, che ha una rendita di quattro salme di frumento. La fabbrica non è stata approvata. Il pavimento è ben tentuto, bisogna rifornire l'altare del necessario provvedendo che esso non sia di nuovo spogliato e bisogna chiedere al predetto signor Domenico di restituire i suoi beni.

Chiesa di San Liberatore

 Lo stesso giorno

Poi vide e visitò la chiesa di San Liberatore presso la predetta chiesa di Santa Maria della Breccia che non possiede nessuna rendita e che fu costruita per devozione del popolo. Egli ha esortato il popolo a lastricare il pavimento per servire Dio e per venerare San Liberatore. La porta va tenuta chiusa a chiave, il tetto va riparato. La devozione del popolo deve aumentare e non diminuire.


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Disputa tra il Seminario Reatino e il barone di S. Anatolia Giovanni Vincenzo Valignano

Documento del 1575 - Visite varie - Pag. 1

Il giorno 24 novembre 1575

Il reverendo don Ottavio De Amicis, vicario foraneo di Corvaro, testimone informato della Curia esaminatrice, a mezzo di giuramento con le mani sulla sacra bibbia, ha detto quanto segue, e per primo:

Ad opportuna interrogazione egli ha detto: "il Seminario di Rieti ha un beneficio semplice sotto il titolo di S. Maria del Colle in territorio de S. Natoglia over de Turano, diocesi di Rieti, et questo beneficio ha parum vinti pezzi de terra laborativa posti in detti territorij li qual terreni io so che non son stati lavorati da quattro o cinque anni in circa, ne meno il seminario ne ha presi frutti, e, sia vero che quest'anno son parte di essi seminati, et io come Vicario, andato à S. Natolia per affittar detti terreni, in nome del seminario, nessuno ha voluto pigliarli in affitto ne lavorarli et dicevano che non li possevano lavorare per non venire in disgratia del signor Giovanni Vincenzo Valignano quale è padrone de S. Natolia, et dicevano chel signore predetto non voleva che li lavorassero, ma non dicevano per che causa il signore non volesse, et quelli de essi che si sono seminati parte di essi, io ho parlato con quelli che l'hanno seminato, et me l'anno detto chel signore Giovanni Vincenzo l'ha concesso che li seminassero et che dal frutto di esse terre se ne riparasse la chiesia, ma il seminario per quest'anni passati che non se sono lavorati ne ha patito assai, et come ho detto non ne ha tirato frutto nessuno, et mi dicono quelli di S. Natolia che queste terre ogn'anno fruttavano da diece à dodici some di grano, che per quattro anni che non si sono lavorati, et forse più, il seminario ne havirria cavati da cinquanta some de grano".

E ad altra interrogazione ha detto: "Vaca anchora il beneficio de San Lorenzo di Cartore per morte de don Novello quali similmente ha li suoi terreni et benj che non sono stati lavorati dalla morte di don Novello in qua, che possono essere tre o quattro anni in circa, et non sono stati lavorati per la causa seguente, cioè chel Signor Giovanni Vincenzo Valignanj stesso non ha voluto".

In coscienza egli ha dichiarato di conoscere i fatti, uno ad uno, per come sopra li ha raccontati.


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