Capitolo VIII - Conclusioni

Nel 251 d.C., al tempo dell'imperatore Decio, la giovane Anatolia e il marso Audace, accusati di esser cristiani, venivano uccisi presso la città di Thora. Non abbiamo prove certe riguardo alla collocazione esatta del luogo del martirio, cioè della città di Thora, ma la tradizione orale del nostro paese vuole che la Cappellina di S.Anatolia sia il luogo dove inizialmente vennero sepolte le loro spoglie. Altre versioni dicono invece che le spoglie furono sepolte in altri luoghi, in particolare nella chiesa di S.Anatolia nei pressi di Castel di Tora, e da circa tre secoli si protrae un dibattito molto sentito fra assertori dell'una o dell'altra versione. Probabilmente l'unica strada che metterà definitivamente in chiaro la questione sarà lo scavo archeologico che si spera che prima o poi si effettui nei pressi dell'una o dell'altra chiesa (1).

Albe ed Alba FucenseLa frazione S.Anatolia ricade nel comune di Borgorose, nel territorio denominato Cicolano. Il nome Cicolano (Aequicolanus) ci ricorda gli antichi abitatori del suo territorio, cioè gli Equicoli. Nel 304 a.C. i romani impiantarono la colonia di Alba Fucense, per tenere sotto controllo sia il popolo degli Equi e Equicoli che quello dei Marsi. Il territorio della nuova città era molto esteso ed infatti Roma per occuparlo vi inviò 6000 coloni. La costituzione della colonia di Alba Fucens cambiò la geografia dei luoghi. Sembra che essa venne fondata nel territorio degli Equicoli al confine con la Marsica ma, dal momento in cui 6000 coloni vi si insediarono, vennero modificati tutti i rapporti sociali preesistenti e anche le antiche denominazioni.

1986 - Muraglia de Turchi o Ara della TurchettaQuindi, Alba non si trovò più nella Marsica o nel Cicolano, ma nel proprio territorio: l'ager Albense. Alba manterrà la sua egemonia per tutta la durata dell'impero e fin nell'alto medioevo, ma quando, nei secoli a seguire, dopo la caduta dell'impero romano, Alba tornò ad essere un paese minore, essa si ritrovò di nuovo a far parte di qualcosa di più importante e venne considerata a tutti gli effetti parte della Marsica. (2)

Il territorio di S.Anatolia, essendo al confine tra Cicolano e Marsica, venne inglobato ad Alba Fucense. Fino a circa un secolo fà infatti, in una lapide posta nella chiesa di S.Maria del Colle, tra S.Anatolia e Torano, si ricordava questo confine: ALBENS FINES. Altre epigrafi si trovavano nella stessa chiesa e in quella di S.Anatolia e, aggiunte al muro poligonale posto sotto la chiesa e all'altro detto "ara della turchetta", ci danno la conferma che il luogo era abitato fin dall'epoca romana.

Epigrafe Romana - 2In un documento del 1293 si evince che la Contea di Alba estendeva la sua giurisdizione al territorio di Torano e quindi per deduzione anche a quello di S.Anatolia. Nei secoli successivi continuano tali conferme e nel 1418 viene documentata finalmente l'appartenenza del Castello di S.Anatolia alla Contea. Solamente sul finire dell'800 con l'abolizione dei feudi in epoca Napoleonica si mise fine a questa contea. S.Anatolia con l'unione d'Italia venne a far parte del Comune di Borgocollefegato (poi Borgorose) e ritornò a far parte del territorio Cicolano mentre Albe (Alba Fucens) divenne frazione di Massa d'Albe e rimase parte del territorio Marsicano. (3)

Tornando ad Anatolia e Audace, nel 251 d.C. Alba era stata ormai fondata da quasi 600 anni e probabilmente, come lo è tutt'ora, il suo territorio era associabile molto più alla Marsica che al Cicolano. Quindi, rimanendo sempre in piedi la possibilità che la nostra chiesa corrispondesse al luogo del martirio o della prima sepoltura, un'ipotesi alternativa, molto azzardata, potrebbe essere quella per la quale Audace, che era un marso, fosse nativo del territorio di Alba Fucense e che fu proprio per questo che nel medioevo su quel territorio venne impiantata la chiesa in onore di Anatolia sua compagna di martirio.

2002 - Le torri di ToranoQuello che sappiamo è che intorno all'anno 706 l'ecclesia Sanctae Anatholiae de Turano era già stata edificata e che quindi nelle nostre contrade il culto per la martire si era già diffuso. L'appellativo "de Turano" indica che il villaggio di S.Anatolia probabilmente ancora non esisteva e che il territorio su cui sorgeva dipendeva da Torano, paese che oggi si trova a circa tre chilometri di distanza. Il villaggio di Torano, sia in molti documenti cartografici antichi che nel dialetto attuale, viene chiamato Turano.

Nel documento si evince che la chiesa era stata donata dal longobardo Foroaldo II duca di Spoleto ai monaci di Farfa e che gli stessi monaci in seguito l'avevano ceduta ad un certo "Soldone" scambiandola con un'altra chiesa di nome "Sancta Maria de Loriano" sita nella zona di Amiterno. Su questo personaggio "Soldone" e sul perché decise di fare lo scambio non sappiamo null'altro. Probabilmente l'abbazia di Farfa aveva forti interessi a stanziarsi nel territorio amiternino.

Intorno al 932 le spoglie di Anatolia e Audace vennero dissepolte e trasportate nel monastero di S.Scolastica a Subiaco. Nel 1095 le ceneri vennero spostate all'interno dell'altare maggiore del Sacro Speco sempre a Subiaco. Ora, ovunque fossero le spoglie inizialmente, è certo che in quei 150 anni il culto per la santa venne molto rilanciato. Tutte le chiese dedicate alla santa compresa la nostra acquisirono importanza. E' probabile che in quel periodo i benedettini decisero di impiantare nei pressi della nostra chiesa un monastero, per tenere sotto controllo la chiesa e il suo territorio.

Subiaco-Sacro Speco Cranio di S.Anatolia Subiaco-S.Scolastica

S. Speco: le ceneri di Anatolia - S. Speco: il cranio di Anatolia - S.Scolastica: il corpo di Anatolia e Audace

Nel V° secolo era già stata istituita la Diocesi di Rieti di cui non sappiamo i confini iniziali, ma di certo nel 1115 il territorio della chiesa di S.Anatolia ne faceva già parte e il confine con la Diocesi Marsicana passava per la "Buccam de Teba" (Bocca di Teva) e per le "Vulpen Mortuam" (Volpi Morte) zone dove ancora oggi passa lo stesso confine. Nel 1143, con la conquista dei Normanni, il nostro territorio passava sotto la giurisdizione del neonato Regno di Sicilia ma questo cambiamento non pregiudicava i confini religiosi tra Diocesi.

S.Lorenzo in CartoreNel 1153 facevano parte della Diocesi di Rieti le Plebem Sancti Laurentii et Sancti Leopardi in Cartoro. Il termine Plebem corrisponde a pieve o parrocchia e ci fa intuire che, avendo più chiese, il villaggio di Cartore in quell'epoca doveva aver acquisito una certa importanza quale punto di passaggio sulla via che da Rieti conduceva ad Alba.

Nel 1182 anche il monastero di S.Anatoliae in Vilano rientrava tra nelle competenze della Diocesi di Rieti. Vilano doveva essere il nome del territorio su cui sorgeva la nostra chiesa ma questo termine non riapparirà mai in nessun documento posteriore. Nel 1048 era già presente dall'altra parte del confine della diocesi, in giurisdizione marsicana, il monasterium S.Mariae in valle Porclanesi e nei suoi paraggi era già stato edificato il castello di Rosciolum (Rosciolo). Il monastero di S.Maria in Valle era retto dai monaci benedettini dell'abbazia di Montecassino. Nel 1113 viene documentata anche l'esistenza del castello di Torano. Nel 1153 appare il nome di Colle Fegati e di Sancti Stephani in Clavano (oggi S.Stefano di Corvaro). Il paese di Corvaro viene documentato fin dal 706. (4)

1990 - Monastero di S.LeonardoNel 1182 era già sorto il monastero di S.Anatolia retto certamente da abati benedettini ma non sappiamo esattamente agli ordini di quale abbazia principale i monaci dovessero ubbidire: a Farfa, a Subiaco o a Montecassino? Sembrerebbe che Farfa avendo ceduto la chiesa a tale "Soldone" non ne avesse ormai più giurisdizione. Nel 1218 troveremo che il monastero di Sanctum Leonardum supra in Cartore si trovava sotto la giurisdizione dei monaci di San Paolo di Roma e veniva considerato appartenente alla Marsica (in marsi). A questo punto potrebbe essere l'abbazia di San Paolo fuori le mura a averne la giurisdizione? (5)

Forse un chiarimento lo troviamo tramite Ludovico Antonio Antinori che rileva che "nel 1250 in un registro delle rendite della chiesa di S. Maria in Valle Porclaneta, il Preposto di quella chiesa esiggeva da' preposti, e Rettori delle chiese di S. Lorenzo, di S. Anatolia, di S. Maria di Magliano, e di S. Luca, nei giorni festivi di quei Santi, pranzi in quelle chiese a sè, e a' suoi Chierici". Quindi, a meno che non si trattasse di un mero sopruso, la chiesa di S.Anatolia e quella di San Lorenzo in Cartore sembra fossero passate sotto la giurisdizione di S.Maria in Valle Porclaneta che a sua volta era di pertinenza dell'abbazia di Montecassino. Certamente, la sudditanza alla chiesa di S.Maria in Valle, era segno che la nostra e quella di Cartore in quel periodo non dovessero godere di una grande importanza, ma il fatto che i monaci "pretendessero" era segno di una certa critica da parte dei nostri in quanto se c'era stato bisogno di una richiesta scritta significava che i nostri non la soddisfacevano senza ribellarsi. (6)

In un documento del 1252 la chiesa risulta parzialmente sotto l'influenza dell'Abbazia di San Salvatore Maggiore ubicata nei pressi dei Rieti (Sancta Anatholia mediam procurationem, respondet monasterio sancti Salvatoris in quibusdam).

Solamente 16 anni dopo, nel 1268, avvenne la famosa battaglia di Tagliacozzo tra Carlo d'Angiò e Corradino di Svevia che pose fine alla dinastia Sveva. Durante la battaglia la contea di Alba si era schierata a favore di Corradino e, dopo la sua sconfitta, essa dovette subire l'ira vendicativa di Carlo. Molti storici concordano che in seguito alla vittoria, Carlo fece saccheggiare Alba Fucense e distruggere i Monasteri di Petracquaria e di S.Maria in Valle Porclaneta. In quei secoli la contesa tra il potere del papa e quello dei monaci era stata molto forte. La stessa abbazia di Farfa, nelle dispute tra papato e impero, preferiva schierarsi con l'impero, tanto da essere considerata "abbazia imperiale". Carlo quindi, chiamato dal papa a fermare gli Svevi, durante il saccheggio dovette avere una certa cura nel distinguere tra edifici dei monaci e luoghi di culto.

Fontanile QuattrocentescoLe tradizioni orali del nostro paese ricordano che dopo quella battaglia venne distrutta la "Città di Tora", intendendosi per Tora la zona di S.Anatolia, di Torano e di Cartore. E' possibile quindi che anche i monasteri di S.Anatolia e di S.Leonardo in Cartore venissero messi a ferro e fuoco mentre, come avvenne anche per S.Maria in Valle Porclaneta, Carlo risparmiò le chiese. E' probabile che, se anche la chiesa di S.Anatolia fosse stata precedentemente di pertinenza dell'abbazia di Montecassino, dopo il 1268 e la disfatta degli Svevi, tutti i confini vennero ridefiniti. (7)

Nei 125 anni a seguire, nei documenti non vi è più traccia della chiesa di S.Anatolia. Nel 1349 un forte terremoto colpì duramente l'aquilano e anche la nostra zona nè dovette risentire. Nel 1394 in una promessa di mantenere la tregua con il re Ladislao di Sicilia finalmente appare in un documento Sant'Anatolia associata a Magliano dei Marsi. Nel 1418 la Regina Giovanna II d'Angiò, per ingraziarsi il papa Martino V°, nominava suo fratello Lorenzo Colonna Conte di Alba e, in quel documento d'investitura, viene documentato anche il Castris S.Anatolia quale parte del Comitatum Albae. (8)

Finalmente il territorio di S.Anatolia era divenuto, non più parte di un qualcosa di più importante, ma borgo a se stante, munito di porte e castello e fu in questo periodo che esso ebbe un nuovo impulso. La popolazione era sicuramente aumentata e si era spostata sul colle in posizione maggiormente difendibile. Per soddisfare un crescente numero di persone e relativi animali d'allevamento venne costruito in quell'epoca il grande fontanile in pietra nella valle Cantu Riu. Il villaggio di Cartore, che nell'alto medioevo sembra avesse influenza maggiore data la quantità di chiese e monasteri, stava lentamente perdendo d'importanta e assorbito nel territorio di S.Anatolia.

2004 - Santuario di S.AnatoliaMadonna del LatteNel 1461 Ferdinando I° d'Aragona investì Roberto e Napoleone Orsini della Contea di Alba e Tagliacozzo e si deve probabilmente a questi la costruzione del fontanile e il restauro della chiesa, probabilmente intaccata dal terremoto di cent'anni prima. Fu infatti nel decennio 1460-1469 che venne assunto un pittore, forse Andrea de Litio nativo di Lecce nei Marsi, per dipingere le colonne e le volte dell'antica chiesa. Fu lui a dipingere l'affresco di S.Anatolia, quello della Madonna del Latte e altri affreschi in seguito perduti ma non sappiamo se gli altri affreschi situati nella chiesa fossero coevi o precedenti a quelli del decennio 1460-1469 (9).

Dopo una lunga lotta tra le famiglie Orsini e Colonna, nel 1497 la Contea di Alba diveniva definitivamente possesso di questi ultimi. Pochi anni anni dopo, nel 1502 e nel 1506 la zona dell'aquilano venne di nuovo colpita da due forti scosse di terremoto. Sappiamo che molti danni vennero fatti nella zona di Avezzano e possiamo intuire che anche nella nostra zona i danni si fecero sentire. Probabilmente è a quei terremoti che dobbiamo attribuire la quasi definitiva distruzione dell'antica chiesa di S.Anatolia già divenuta instabile per i terremoti dei secoli precedenti. E' molto probabile che dopo quegli eventi sui resti della vecchia chiesa venne edificata la cappellina di S.Anatolia. (10)

L'arcata era crollata ma miracolosamente la colonna con l'immagine di Anatolia era rimasta intatta. I paesani decisero di salvare l'affresco costruendogli un'edicola quadrata attorno con materiali recuperati dalla chiesa. Ai lati della colonna e dell'arco residuo venne quindi costruito un muro e, per sostenere il tetto, vennero poste agli angoli quattro piccole colonne.

2004 - Santuario di S.AnatoliaSulle colonne venne posta una piccola volta a botte quadrata, ma essendo la volta più bassa rispetto all'arco precedente, arco affrescato con la "Madonna del Latte", venne deciso di lasciare quest'ultimo sotto la volta. Forse i fedeli ritenevano questo affresco poco decoroso a causa del seno in mostra della Madonna e non si fecero scrupoli nel farlo sparire. In effetti i dettami del concilio di Trento (1564-1563) imposero ai vescovi di eliminare o ritoccare tutte quelle immagini ritenute sconvenienti e fuorvianti. Per rendere più gradevole la parte posteriore della Cappellina, venne ridotto della metà lo spessore dell'antica colonna, troppo grande e fuori proporzione rispetto al resto. Il muro appena costruito all'interno della cappellina venne affrescato con due Angeli e quattro putti rivolti in preghiera verso Anatolia e sulla volta venne dipinto "il Redentore". Infine, ai quattro angoli esterni sopra le colonnine, vennero dipinti "i Quattro Evangelisti". Per un breve periodo la cappellina si trovò isolata e all'aperto e questo ricordo rimase impresso nelle tradizioni orali.

Non passarono molti anni prima che i fedeli decidessero di ricostruire la chiesa attorno alla cappellina. La fama di Anatolia rendeva necessaria la costruzione di una chiesa in grado di accogliere i tanti pellegrini che accorrevano a visitare l'immagine ivi venerata. La nuova chiesa venne edificata utilizzando alcune pareti ancora in piedi del vecchio monastero e il 28 aprile di un anno incerto la chiesa venne Consacrata. Nel 1561 ad appena 60 anni dal terremoto, la chiesa era stata ricostruita ed era detta "abbazia ed era amministrata da un rettore e tre canonici". Nel 1587 risultano già esistenti al suo interno le cappelle di San Sebastiano (Cappella di S. Bastiano) e della Madonna del Loreto (Cappella di S. Maria). La prima cappella era retta da "li confrati", probabilmente i monaci dell'abbazia di San Salvatore Maggiore che ancora aveva una certa influenza sul nostro territorio. Fino alla metà del 1700 in onore a San Sebastiano veniva fatta una festa. La Cappella della Madonna di Loreto sembra che venne eretta dai conti Colonna, i nuovi Conti di Alba. Ai primi del '600 venne eretta anche la Cappella della Pietà probabilmente grazie ad un lascito di un certo Fabio Di Domizio.

Cappella di S.AnatoliaDal 1587 fino al 1870 la chiesa mantenne la sua struttura più o meno invariata. Nel 1703 un altro forte terremoto scosse le nostre contrade e nel 1712 il parroco Giovanni Antonini di Torano relazionava al Vescovo Guinigi che la chiesa aveva bisogno di riparazioni. 15 anni dopo i lavori di restauro venivano completati e nella cornice superiore della cappellina veniva incisa la data di questo evento "Extaurata 1727". Due anni prima, nel 1725, Pietro Placidi aveva fatto costruire adiacente al muro sinistro della chiesa, un edificio che in seguito al terremoto del 1915 divenne la casa dei suoi eredi. Nel 1813 l'abate Pietro Placidi (non lo stesso del 1725) fece prelevare la campana ormai caduta della chiesa di S.Lorenzo in Cartore e la diede a Vincentius De Angelis dell'Aquila per fonderla e rifarne un'altra per la chiesa di S.Anatolia che ne era sprovvista. Santuario di S.AnatoliaNel 1822 un pellegrino di nome Eusepio Di Giovanbattista lasciava la sua memoria imprimendo il proprio nome sulla parete esterna della Cappellina, probabilmente ignaro di rovinane il secondo affresco di Anatolia situato sotto un leggero strato di stucco.

Tra il 1870 e il 1894 la chiesa antica venne di nuovo parzialmente demolita e ricostruita più grande, come ancor oggi la possiamo ammirare. Nel 1884 nella chiesa, ormai non più sepolcrale, venne eccezionalmente sepolto Antonio Placidi, colui che tanto aveva speso per la sua riedificazione. Per seppellire i defunti venne utilizzata la chiesa della Madonna Addolorata che da pochi anni era stata edificata ma i cui lavori non furono mai terminati. Nel 1894 un artista di Boemia, Albert Saff, pose sull'Altare Maggiore la grande statua di gesso di S.Anatolia. Quest'atto segna il completamento della riedificazione. Dal 1894 non vennero più effettuati grandi lavori tranne la pavimentazione rifatta circa 20 anni or sono. Cinque anni fa, nel 2004 sono stati finalmente eseguiti i primi lavori di restauro e sono venuti alla luce gli affreschi di cui abbiamo già notevolmente parlato e che mi hanno dato un formidabile aiuto a ricomporre il puzzle di questa storia.

Note

  1. Capitolo I - Tiora Matiene - Dubbi e riflessioni
  2. Capitolo II - L'epoca romana - L'origine
  3. Capitolo III - Medioevo - Caduta dell'Impero Romano e secoli bui
  4. Capitolo III - Medioevo - I Saraceni e la formazione dei Castelli
  5. Appendice IV - Cronologia - anno 1028 - 1113 - 1153 - 1182 e 1218
  6. Appendice IV - Cronologia - anno 1250
  7. Capitolo III - Medioevo - 1268-1280: Distruzione di Cartore e invasione degli Zingari
  8. Capitolo IV - L'età dei Castelli - Il Castello di S. Anatolia tra la fine del '300 e l'inizio del '400
  9. Capitolo IV - L'età dei Castelli - La Contea di Albe e Tagliacozzo nei secoli XV e XVI
  10. Capitolo IV - L'età dei Castelli - Il Ducato di Tagliacozzo e la famiglia Colonna nel XVI secolo