I Federici e il carabiniere che uccise una donna per errore
Da un racconto di Mario Tupone "Zisittu" del 22 marzo 2016, raccontatogli dal nonno Pietrantonio Lanciotti
A Sant'Anatolia c'erano tre fratelli della famiglia Federici: Campanella, Baldassarre e Andreone (1). La moglie di Andreone era la sorella maggiore di Pietrantonio Lanciotti, il nonno di Mario Tupone. Ella aveva circa 15 anni più di Pietrantonio, in quanto quest'ultimo era il più piccolo dei suoi fratelli (2).
Dopo i fatti legati al brigante Baldassare i carabinieri ce l'avevano a morte con i Federici. Essi venivano a Sant'Anatolia e arrestavano senza motivo, ma i Federici erano dei giganti e si difendevano, menavano e tiravano sassi.
Un giorno due carabinieri si misero a fare gli strafottenti e i prepotenti in piazza San Nicola. Qualcuno allora tirò una sassata, qualcun altro un colpo all'improvviso. La gente in quei tempi era molto svelta e non si faceva vedere. Ti arrivavano le botte e neanche ti accorgevi da chi eri stato colpito. Andreone mise le mani addosso ad uno dei due. Uno dei carabinieri alla fine sparò contro Andreone ma uccise per errore una zia di Lino Spera, sorella del padre, che abitava in piazza, alla prima casa, vicino la chiesa (3). Il carabiniere dopo aver ucciso la donna rimase impietrito.
Dopo questo fattaccio altri carabinbieri vennero a Sant'Anatolia e arrestarono molta gente. Era uso in quei tempi che, per portare i detenuti in carcere, ad essi venivano legate le mani, poi venivano incatenati l'uno all'altro in fila indiana e la colonna di uomini veniva trainata da un cavallo che li trasportava al carcere di Borgocollefegato. Tennero prigionieri per un paio di giorni tutti i parenti di Andreone, i figli e i nipoti, insomma tutte le famiglie dei Federici. All'epoca Baldassarre era già stato ucciso.
Il fatto successe negli anni '70 del 1800 in quanto Pietrantonio, colui che ha riportato il racconto, era molto piccolo. Egli abitava in piazza e fu testimone degli eventi.
Riguardo ai briganti c'è una cosa che il nonno di Mario ripeteva spesso, diceva che con le guerre ogni giorno comandava uno diverso, e non si sapeva mai a chi dover dar retta. C'erano tante rivoluzioni. Pietrantonio all'epoca era un bambino. Lui era del 1863 o del 1862. C'erano ancora i Borboni o erano appena andati via. Egli raccontava che le persone più anziane dicevano che la rivoluzione più forte, più brutta, che causò tante difficoltà, ma che non viene molto raccontata nei libri, fu quella avvenuta nel 1800, 1804, 1805, contro i Borboni, quella dei francesi, di Napoleone.
Prima di Napoleone, nonostante fosse stata sotto i Borboni, Sant'Anatolia era governata dai frati e lo stesso "palazzo" (il palazzo Placidi) era di loro proprietà. Quando Napoleone andò al governo immediatamente tolse tutte le proprietà alla chiesa e i frati se ne dovettero andare. Quando poi Napoleone venne cacciato e il governo tornò ai Borboni, intorno al 1820, ci fu un vuoto di potere e non si sapeva chi fosse al comando. A Sant'Anatolia venne un uomo di Rosciolo che si stanziò nel "palazzo". Egli aveva la carica di vicerè o di cartabianca, e si chiamava Guglieramo. Guglieramo faceva il buono e il cattivo tempo, contro tutti e a favore di tutti. Fu lui che fermò Zacchè.
Zacchè era stato militare a Napoli ma durante la rivolta del 1825 tornò a Sant'Anatolia. Quell'anno il re dovette fuggire, e poi tornò. Il re fu cacciato spesso da Napoli, poi tornava e poi veniva di nuovo cacciato. Zacchè faceva la guardia alla Zecca di Napoli. Poi durante la rivoluzione prese due mule, su di una caricò la stampatrice, sull'altra le lastre d'argento e tornò a Sant'Anatolia. Nascose tutto in una grotta che venne per questo chiamata "grotta di zacchè". La grotta ancora esiste ma non è facile trovarla. La grotta si richiudeva facilmente, toglievi una pietra ed entravi. Zacchè sapeva bene dov'era. Per trovarlo usarono i cani, altrimenti non lo avrebbero mai trovato. Il punto in cui si trovava la grotta era una valle dietro al monte Paco, tra i terreni dei Di Gasbarro e quelli della famiglia di Ottavio. Raggiunta la valle dietro al Paco, alla fine della discesa, ci sono alcuni carpini, vicino al bosco, c'è una macerina, è li che si trova la grotta (4).
Scritto da Roberto Tupone il 7 aprile 2016.
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NOTE:
1) Erano figli di Giovanni Federici (1792-1879) e Maria Fracassi (1808-1871). Andrea Pietro Federici, detto Andreone, nacque a Sant'Anatolia il 6 settembre 1842 ed ebbe in moglie Chiara Lanciotti (1844-1915). Baldassarre Federici, detto "Il brigante", nacque a Sant'Anatolia il 18 aprile del 1824 ed ebbe in moglie Antonia Peduzzi (1823-1902). Fu ucciso da Antonio Panei l'11 maggio del 1864 per vendicare l'uccisione del padre Alessandro Panei. Antonio Federici, detto "Campanella", nacque l'1 agosto del 1818 ed ebbe in moglie Antonia Pulsoni (ca.1825-1885). Morì nel 1907 ad 89 anni.
2) La moglie di Andreone, Chiara Lanciotti, era figlia di Giustino Lanciotti (1817-1878) e Anna Valentini (1818-1889). Il fratello minore di lei Pietrantonio Lanciotti era nato il 19 aprile del 1858. Pietrantonio sposò Elisabetta Di Berardini (nata 1860) ed ebbe da lei vari figli tra cui Caterina, moglie di Erminio Tupone e madre di Mario.
3) Lino Spera (1822-1895) era figlio di Bonifacio (1782-1844) e Santa Di Rocco (1790-1854). La sorella di Bonifacio uccisa dal carabiniere potrebbe essere stata Angela Spera nata il 4 gennaio 1790 e morta l'8 gennaio 1862 a S.Anatolia, all'età di 72 anni, quando Pietrantonio aveva quasi 4 anni. Il problema è che se fosse stata Angela, la data della sua morte non torna con quella di Baldassarre morto due anni dopo nel 1864. Ma non risultano altre sorelle del padre di Lino decedute dopo Angela.
4) La storia di Zacchè il falsario mi fu raccontata da Mario Tupone già nel 2002 e si trova nell'Appendice I - Racconti e tradizioni orali - Link