1790: Francesco Paolo Sperandio

"Sabina sagra e profana antica e moderna ossia Raccolta di notizie del paese sabino divisa in dieci capitoli con carte corografiche appendice ed indice delle materie. Dedicata all'Esimio e Reverendissimo Principe, il signor cardinal Andrea Corsini, Vescovo di Sabina e Prefetto della Segnatura. In Roma, nella stamperia di Giovanni Zempel, 1790, Con Licenza de' Superiori"

L'abate don Francesco Paolo Sperandio, arciprete della Cattedrale di Sabina in Magliano, nel 1790 nella sua opera "Sabina sagra e profana antica e moderna" scrisse:

"Anatolia da noi lasciata nel suo esilio di Tora, ed in mezzo ad angustie niente minori di quelle, che soffrire facevansi a Vittoria di lei sorella in Trebola, dello stesso spirito di costanza, e di carità essendo animata, mirabilmente superate avendo diverse pene, che per rimuoverla dal santo impegno preparate le vennero dal giudice Faustiniano, con aiuto celeste liberata da un orribile serpente, e convertito alla fede il suo medesimo custode Audace, nel mentre orava colle mani al cielo elevate, trapassata anch'essa nel petto, la seguì nella corona il dì 9 luglio. Audace nel giorno medesimo preso ed incarcerato, unì ad una gloriosa confessione una beata morte, il suo capo intrepidamente lasciando sul palco per la fede di Gesù Cristo.

Più chiese l'onore si arrogano di possedere le sagre spoglie de' Santi Anatolia ed Audace, o in tutto o in parte almeno, ed altrettante la gloria pretendono, d'essere state, come della sepoltura, così dell'esilio il luogo, e del martirio. Le principali, e che sembrano avere una maggior assistenza di fondamenti, sono Castelvecchio in Sabina sulla riva diritta di Turano, e Torano altro castello negli Equicoli. Il primo dimostra, o dimostrare intende, le ruine dell'antica Tora, dove s'erge il Convento de' PP. Cappuccini con un Tempio appunto dedicato alla Santa Vergine Anatolia, di cui, e di Sant'Audace venera alcune reliquie; l'altro cioè Torano riconosce le vestigie della diruta città di Tora in poca distanza da se e dal monte e lago chiamato Velino, e sono anche in quelle parti celebri, ed in una non recente venerazione i nomi de' Santi Anatolia ed Audace. Sebbene su tal questione Castelvecchio abbia per se il favore dei più, non mancano anche a Torano dei validi appoggi.

Sono essi già stati rilevati prima da Monsignor Corsignani nella sua Regia Marsicana, ed ultimamente nella citata dissertazione di Santa Barbara da Monsignor Marini Vescovo di Rieti. Anche i rincontri, che se ne hanno in Dionigj, dovriano far concludere per Torano piuttosto, che per Castelvecchio. Dapoichè, descrivendo questo autore il sito di Lista, dice: che si trovava di contro a Tora, di qua dal fiume Velino, ed a tre miglia da Rieti, positura quanto distante e disadatta a quella di Castelvecchio, accomodabilissima però a Torano e di lui aggiacenze. Si decida ciò non pertanto di questa causa come si voglia; noi siamo sicuri, che dovunque piaccia di situare la Tora, di cui si parla, fu sempre una città appartenente ai Sabini, ed in conseguenza di gloria alla intiera nazione i di lei pregi. Se in Castelvecchio, non vi è chi il contrasti, e se in Torano degli Equi, forsechè questi, nel dividersi dai Padri loro per conquistarla come fecero, cessarono di esser Sabini ? Non già nel nome diverso delle contrade e popolazioni, nè nelle varie Diocesi ristringere si può ciò che è d'onore di tutta una Nazione."

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