1838: Richard Keppel Craven
"Viaggio in Abruzzo" - Titolo originale "Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples. 1838"
Nel 1838 il viaggiatore inglese Richard Keppel Craven (Inghilterra, 01/06/1779 - Napoli, 20/06/1851) nel suo libro "Viaggio in Abruzzo" scrisse:
Il Cicolano e il suo distretto
Questa zona è nota con il nome di Cicoli, o più comunemente Cicolano; si estende lungo gli argini, o a breve distanza dal fiume Salto in direzione nord-ovest ed è formata da molti paesi posti l'uno accanto all'altro, ciascuno con poco più di tre o quattrocento abitanti. Tutti insieme, arrivano a circa tredicimila anime.
Gli abitanti del luogo, come quelli delle zone montane situate a queste latitudini, si occupano esclusivamente di bestiame e pastorizia. La particolare conformazione del paese, diviso in catene di montagne lunghe, strette e ripide, costellate di burroni nelle radure, offre scarso spazio all'agricoltura, mentre una continua estensione di densi boschi causa impedimenti ancora maggiori a ogni specie di coltura. Questa poi è costituita principalmente da castagneti e ai loro frutti gli abitanti guardano come al principale mezzo di sostentamento, e con una fiducia e una sicurezza che le frequenti crisi nei raccolti dimostrano mal fondate.
Le piccole valli si uniscono l'una con l'altra laddove gli scarsi ruscelli, che scorrono lungo di esse, hanno scavato un passaggio nei confini laterali e poi si versano tutti nel Salto; non di meno pare che questo tragga solo un piccolo accrescimento da quegli affluenti e continua il suo modesto corso, finché poco dopo si congiunge con il Velino. I paesi sono posti soprattutto sulla sommità delle montagne e di lì si gode un bel panorama, sia pure non vario; le numerose abitazioni, che si vedono in ogni direzione circondate da alberi che danno ombre a pendii erbosi, conferiscono a tutto il distretto un aspetto pastorale di grande bellezza.
Sebbene questi paesi siano vicini tra loro, le comunicazioni sono difficili e faticose, a causa delle ripide gole che s'incontrano e che bisogna sempre attraversare; dopo una prima e favorevole impressione, dovuta alla terra erbosa e ai boschetti pieni d'ombra, il lungo cammino nell'interminabile labirinto di vallette e boschi diventa defatigante, e anche opprimente per lo spirito. La distanza percorsa dal Salto, dal punto in cui prende la direzione verso nord fino al suo congiungersi con il Velino, è di circa trenta miglia, ma le sinuosità del suo corso ne aggiungono almeno un terzo; poco più della metà di quella distanza è strettamente compresa nel distretto, o, come talvolta è chiamato, nel Vicariato di Cicoli, la cui giurisdizione spirituale è sotto la sede vescovile di Rieti, nello Stato Pontificio. L'inizio del distretto di Cicoli può essere fissato, a sud, nel paese di Sant'Anatolia, a circa otto miglia da Avezzano; qui si possono vedere le prime vestigia di mura ciclopiche che, con altre costruzioni della stessa natura,sono sparse in tutto il Cicolano; questi resti, così numerosi e uniformi nei loro caratteri, testimoniano che la zona fu sede di molte popolazioni nella più remota antichità, variamente denominate Aborigenes, Siculi ed Equicoli. L'assonanza fra l'attuale nome di Cicoli e la seconda di quelle denominazioni ha offerto il fondamento principale per sostenere l'identità tra l'antica e la moderna località; tuttavia esistono migliori fonti d'informazione sul conto di queste oscure colonie ricordate e tramandate ai posteri da Dionigidi Alicarnasso. Quest'autore, accennando ai primitivi abitanti dell'Italia, nomina una serie di città (quasitutte distrutte quand'egli scriveva) che si estendono da Rieti al lago del Fucino; fra di esse si trova Lista, ritenuta la capitale, Palatium, Trebula, Vesbola, Sunae Tora oTiora.
La distanza tra Rieti e l'ultima nominata corrisponde esattamente a quella con Sant'Anatolia; quando, per rafforzare questa coincidenza, si aggiungono alcuni nomi come Torano, Tora e Castora, ora assegnati a parecchi luoghi vicini, e infine il martirio della stessa Santa, che in vari martirologi si dice avvenuto a Tyria ,Thyrumo, Thora, non si richiede un grande sforzo di intelligenza per stabilire un'identità topografica. Dionigi dice che Tora era famosa per l'oracolo di Mars, non molto diverso da quello di Dodona, il quale veniva espresso da un Colombo su una vecchia quercia; invece questo veniva espresso da un picchio su una colonna di legno. In un giardino unito alla chiesa di Sant'Anatolia, situata sotto il paese dello stesso nome, c'è una parte di mura poligonali benfatte, che possono essere appartenute al peribolus del mistico edificio, ov'era l'oracolo; ad alcune centinaia di metri più in là si vede un'altra altura, molto minore per grandezza e per i resti, che poteva essere appartenuta alla stessa città.
A circa quattro miglia più lontano, c'è un grande paese, detto Borgo Colle Fegato, che vanta l'onore di essere capoluogo del Cicolano; un altro paese, Mercato, ha lo stesso rango nella seconda parte, o a nord, del distretto; nell'uno risiede l'ispettore di polizia, nell'altro il giudice.
Ad Avezzano non ebbi modo di procurarmi lettere di raccomandazione che avrebbero potuto assicurarmi l'alloggio e l'assistenza richiesta per un escursione nella valle del Salto.
Non potei neanche trovare una guida che fosse mai andata oltre Sant'Andrea in quella parte; avrei dovuto senza dubbio fare il viaggio per la via che avrebbe offerto più possibilità di investigare di quella che feci in un secondo giro nel Cicolano, partendo dall'Aquila. Perciò mi accontentai di una gita mattutina a Sant'Anatolia e ritorno; tuttavia, indipendentemente dalle antichità già descritte, essa fu senza attrattive. La strada, che per cinque miglia a nord di Avezzano è in piano e larga abbastanza per le carrozze, passa tra Scurcola da una parte e Magliano dall'altra, un grosso paese dalla bella posizione. Quest'ultimo è ai piedi della montagna di Alba ed è degna di nota per la sua florida apparenza e per il numero di eleganti ville che la circondano.
Il Salto, che in queste parti è ancora chiamato Imele, o tal volta fiume di Tagliacozzo, scorre a lato della strada ed entra con essa in una gola che diventa gradualmente più stretta, poiché le montagne sembrano innalzarsi e stringersi sopra a essa, ma rimane ugualmente uno spazio sufficiente per la coltivazione presso alcune querce maestose e una o due fattorie; dopo, niente diviene più solitario del resto della strada finché lascia il fiume e va sinuosamente alla base di una rocciosa montagna, mentre i paesi di Torano, S.Stefano e Sant'Anatolia guardano giù dalle loro elevate posizioni. Tornai per una strada più diretta, meno livellata, che conduceva sopra la montagna; da un paesino chiamato Rosciolo andai a Magliano e poi nella mia abitazione di Avezzano, che avrei lasciato il mattino seguente. Ciò non avvenne senza un certo rimpianto, per la confortevole ospitalità di cui avevo goduto nella casa in cui, per la seconda volta, avevo abitato; le soddisfacenti, anche se non del tutto gratuite attenzioni ricevute dai nobili padroni, m'indussero a scusarmi per la mia prolungata permanenza. A questi motivi di soddisfazione si aggiungevano l'atteggiamento e l'apparente buona disposizione degli abitanti, e il senso di placida tranquillità diffuse nella località adiacente, che mi conquistarono singolarmente il cuore durante una permanenza sia pure di pochi giorni. Gli immediati dintorni della città sono però ben lontani dall'offrire bellezze pittoresche: la posizione è cosi in basso che a malapena si riesce a vedere il lago, eccetto dalle finestre superiori delle case, e la zona è completamente piana; ma le vaste praterie, i verdi sentieri bordati di caprifoglio e altri fattori più facilmente sentiti che descritti richiamavano alla mente lo scenario di regioni meno al sud e portavano una fresca gioia di vivere, così da spingermi ad esclamare col Petrarca:
Sento l'aura mia antica, e i dolci colli veggio apparir, ecc.
- Viaggio in Abruzzo di Richard Keppel Craven - Anno 1838 - Capitolo 3 - "Il Cicolano e il suo Distretto" - Titolo originale: "Excursions in the Abruzzi and Northern Provinces of Naples, 2 vols. London, 1837." Traduzione e introduzione a cura di Chiara Magni - Edizioni digitali del CISVA , 2006 - 125 p. - Tratto da: www.viaggioadriatico.it