1907: Domenico Lugini
"Memorie Storiche della Regione Equicola, ora Cicolano. Editore Pietro Petrongari, Rieti 1907"
Nel 1907 Lugini Domenico nelle sue "Memorie storiche della regione Equicola, ora Cicolano" scrisse:
"Tiora: gli avanzi di questa vestutissima città, consistenti specialmente in mura pelasgiche, si osservano presso il villaggio di Torano, o meglio, tra questo e quello di S. Anatolia, non lungi dal monte Cartora e dove l'hanno riconosciuta il Bunsen (Annali dell'Ist. Archeol. 1834), il Martelli (Le antich. de' Sicoli tom. I, lib. I, cap. VII, p.59-60), il Colucci (Gli Equi p.15), il Michaeli (Note per la storia della città di Rieti p. 18, dove cita il Marini Memorie di S. Barbara, p.197) ed altri. Secondo la testimonianza di Terenzio Varrone, riferitaci dallo storico di Alicarnasso (lib. I, 14), essa distava da Rieti trecento stadi (Km. 55 e m. 425 circa) ed era nominata anche Matiena. In essa era l'antichissimo oracolo di Marte (donde il nome di Tiora, perchè il ricordato nume, da Omero 'Odissea', VIII, 361 è detto Tourio Ares) non dissimile da quello di Dodona, celebrato nelle favole.
Un Pico sur una colonna dava i suoi responsi o vaticinii, come in quello di Grecia li dava una colomba sopra una quercia. Vincenzo Gioberti (Del buono e del bello, cap. 6, p. 197 e seg.) così descriveva tale oracolo: "Uno dei più antichi oracoli pelasgici, menzionati da Varrone e da Dionisio, è quello di Tiora, oggi Turano, nel territorio di Rieti, presso il villaggio di S. Anatolia, ai piè del monte Velino, dove Pico, uccello divino degli Aborigeni profetava". Le mura pelasgiche che tuttora si osservano presso l'odierna chiesa di S. Anatolia, rappresentano forse gli avanzi del famoso tempio di Marte dal Pico vaticinante. Il Fatteschi (Memorie istorico-diplomatiche ecc. p. 152 e 226), il Galletti (Gabio, p. 162, n.4) ed altri scrittori, riposero questa città nella Sabina dirimpetto a Castelvecchio e Antuni, ma senza appoggio alcuno di validi documenti.
Questa città si conservava ancora nel terzo secolo dell'era volgare, perchè durante il breve impero di Decio (249-251 d.C.) in essa appunto subirono il martirio i Santi Anatolia ed Audace, come si rileva dal martirologio romano ('Septimo idus julii. In civitate Thora apud lacum Velino passio Sanctorum Anatoliae et Audacis, sub Decio imperatore'). Le invasioni barbariche ne dovettero determinare la rovina."