Capitolo I - Cronologia
Non sappiamo quale sia l'epoca di fondazione del Santuario di S.Anatolia poiché le tracce visibili degli edifici più antichi, rapportate ai pochi documenti storici finora visionati, non facilitano l'analisi di ciò che era prima e di come si sia trasformata la chiesa o il monastero nel tempo.
Durante i secoli gli edifici vennero in parte distrutti e ricostruiti più volte. La distruzione, avvenuta a più riprese, potrebbe essere stata causata da almeno tre motivi:
- Eventi naturali quali ad esempio terremoti o alluvioni: la zona in cui sorge la chiesa è notoriamente ad alto pericolo sismico. Gravi terremoti documentati nelle nostre zone (aquilano) avvennero nel 1349, 1456, 1502, 1703, 1742, 1904 oltre a quello del 1915 che distrusse quasi completamente il paese antico (1). Per quanto riguarda le alluvioni nel passato certamente ce ne furono. Indicativo è il fatto che il fontanile quattrocentesco, posto nella valle del Rio (Cantu Riu) e riscoperto pochi anni or sono, si trovi a circa un metro sotto l'attuale livello stradale. Il Santuario però, trovandosi su di un terrazzamento a circa 5 metri al di sopra della valle, non può aver avuto questo tipo di problema.
- Invasioni di popoli di religione avversa al cristianesimo: tra l'850 e il 916 d.C., i Saraceni invasero e saccheggiarono le nostre contrade e, essendo di religione mussulmana, potrebbero essere stati spinti a saccheggiare e distruggere i luoghi di culto cristiano (2).
- Guerre interne: nel 1268 Carlo d'Angiò, dopo aver sconfitto Corradino di Svevia nella famosa battaglia di Tagliacozzo, fece saccheggiare e distruggere i villaggi che si erano schierati in favore del suo avversario. Più o meno la stessa cosa accadde qualche decennio prima con Federico II di Svevia. I paesi alleatisi contro l'impero subirono l'ira vendicativa di Federico II che collimò nella Marsica con la distruzione completa di Celano che nel 1222 fu rasa al suolo. Fu risparmiata solamente la chiesa di San Giovanni. Gli abitanti di Celano vennero deportati in massa prima in Sicilia e poi nell'isola di Malta. Alcuni anni dopo fu concesso loro di tornare in patria e ricostruire la città (3).
Il primo documento che nomina la chiesa di Sant'Anatolia risale al 1110 e sembra riferibile ad un fatto accaduto all'inizio del secolo VIII d.C. in piena epoca Longobarda (4). Il documento viene riportato sia nel Regesto che nel Chronicon dell'abazia Farfense. In esso si evince che, attorno al 706 d.C., durante la dominazione Longobarda, un vasto territorio nei pressi di Cliviano (Santo Stefano di Corvaro) venne donato da Foroaldo II duca di Spoleto al monastero di Farfa. L'estenzione del territorio consisteva in 1500 moggia di terra arabile abitato da 12 famiglie di contadini (terras cultas modiorum milium quingentorum arabiles cum manentibus XII). Nel documento vengono elencate varie chiese comprese nella donazione tra cui l'ecclesia Sanctae Anatholiae de Turano. Gli altri vocaboli elencati nel documento hanno nomi associabili a luoghi che attualmente esistono nella zona: Macclam Felicosam (forse: Selve della Duchessa), Cripta Machelmi (forse: Grotte di Torano), Frontinum (Monte Frontino sopra Corvaro), ecclesia Sancti Savini (forse: S.Saino, chiesa nel cimitero di Castel Menardo), ecclesia Sancti Sebastiani (nel 1252 una chiesa di S. Sebastiano si trovava alle falde dei monti della Duchessa) e Corvarium (Corvaro). Dallo stesso documento si evince che l'abate di Farfa fece uno scambio con un certo Soldone al quale concesse la chiesa di Sant'Anatolia in cambio di quella di Sancta Maria de Loriano situata nell'amiternino.
L'estensione del territorio, terras cultas modiorum milium quingentorum, se prendiamo in considerazione come unità di misura il moggio napoletano che equivaleva a mq. 3.364,86, corrisponde più o meno a 5 km. quadrati. Il territorio viene detto arabiles e questo significa che nella concessione non vengono presi inconsiderazione i territori boschivi o di montagna. Insieme al territorio vengono concesse al monastero dodici famiglie di contadini (manentibus XII). Sicuramente, per gestire questo grande territorio, del quale Cliviano (Santo Stefano di Corvaro) era capoluogo, alcuni frati benedettini si impiantarono nelle nostre zone fondando un primo monastero. Ora, dove scelsero di abitare non lo sappiamo, ma è probabile che optarono per la stessa Cliviano essendo il luogo che controlla dall'alto la più grande pianura coltivabile dell'attuale Comune di Borgorose (il piano del Cammarone).
L'epoca in cui, nei pressi della chiesa di Sant'Anatolia, venne costruito il monastero fu con molta probabilità posteriore all'edificazione della stessa. Possiamo per ora solamente ipotizzare che il monastero venne edificato successivamente al ritrovamento delle reliquie di Anatolia e Audace avvenuto intorno al 932 d.C. (5). Supponiamo quindi che, se anche le reliquie fossero state ritrovate in altri luoghi, questione molto dibattuta e nella quale per ora non si vuole entrare in merito, con il ritrovamento delle stesse e la traslazione presso le abbazie di Santa Scolastica e del Sacro Speco a Subiaco, il culto per la Santa venne posto in grande risalto spingendo i frati benedettini a stanziarsi anche nel nostro territorio per controllarne la chiesa.
La chiesa, almeno dal 1115, apparteneva alla diocesi di Rieti. Il confine tra diocesi marsicana e diocesi reatina passava per la Buccam de Teba (Bocca di Teve, zona nei pressi di Cartore) e per le Vulpen Mortuam (Volpi Morte, zona vicino al fiume Salto tra S.Anatolia e Marano) (6). Quindi la chiesa di Sant'Anatolia era di pertinenza dell'abbazia di Farfa nella diocesi di Rieti, mentre il monasterium S. Mariae in valle Porclanesi et castellum Rosciolum (Rosciolo), suo paese confinante nella Marsica, già nel 1048 era di pertinenza dell'abazia di Monte Cassino nella diocesi Marsicana (7).
Nei documenti dell'archivio della Diocesi di Rieti, nel 1153 vengono nominate le Plebem Sancti Laurentii et Sancti Leopardi in Cartoro (Parrocchie di San Lorenzo e di San Leonardo in Cartore), mentre per la prima volta nel 1182 viene nominato anche il Monastero di S.Anatoliae in Vilano. Anche san Leonardo che nel 1153 era stato elencato come Parrocchia nel 1182 viene elencato tra i monasteri (S.Leonardi in Selva). Il monastero di San Leonardo nel 1218 lo ritroveremo sotto la giurisdizione dei monaci del monastero di S.Paolo fuori le mura di Roma (in marsi [...] Sanctum Leonardum supra in Cartore cum cellulis, villis et molis, et aliis pertinentiis) (8).
Nel 1250 il preposto della chiesa di S.Maria in Valle Porclaneta esigeva dai preposti della chiesa di S.Anatolia e San Lorenzo in Cartore che questi, nei giorni festivi di quei santi, preparassero pranzi per lui e per i suoi chierici (9).
Nel 1252, nel villaggio di Cartore, esisteva la parrocchia di San Laurento de Cartola, l'eremo di S. Costantio a Val di Teve ed il monastero di S.Leonardus et S. Nicolaus, dipendenti dai monaci di San Paolo di Roma. La chiesa di S.Anatholia dipendeva invece in parte dai monaci benedettini del Monasterio S. Salvatoris vicino a Rieti. Nelle sue vicinanze sorgeva la chiesetta rurale di S. Maria de Collis (10).
Nel 1268 il Re Carlo d'Angiò fece saccheggiare e distruggere i castelli i cui abitanti si erano schierati con Corradino di Svevia nella famosa battaglia di Tagliacozzo. In quell'occasione fu distrutto il monastero benedettino di S.Maria in Valle Porclaneta e probabilmente anche quello di San Leonardo in Cartore e di Sant'Anatolia. I soldati angioini sembra che distrussero i monasteri ma risparmiarono le chiese (11).
Nel 1394 il notaio Antonio Gentile di Rosolio [Rosciolo] sancisce la promessa fatta dalle terre di Magliano, S. Anatolia, ecc. di mantenere la tregua con Ladislao re di Sicilia (12)
Nel 1418 la regina Giovanna II, per gratificarsi il pontefice Martino V, investì suo fratello Lorenzo Colonna della contea di Albe de' Marsi (Comitatum Albae). Nel documento viene nominato il castello di S.Anatolia facente parte della suddetta Contea (13).
In seguito il castello o paese di S.Anatolia verrà citato sempre più spesso nei documenti fino a giungere alla metà del 1500 con le visite pastorali nelle quali i vescovi di Rieti faranno il resoconto della situazione di tutti i villaggi e chiese della diocesi descrivendoli dettagliatamente con cadenza più o meno quinquennale.
Note
- Una lista di terremoti per data di avvenimento si può ricavare dal sito: http://emidius.mi.ingv.it. Un terremoto avvenuto nel 1742 è descritto da Gattinara Giuseppe - Storia di Tagliacozzo - 1894 - pag. 95
- Capitolo III - Medioevo - I Saraceni e la formazione dei Castelli
- Capitolo III - Medioevo - 1268-1280: Distruzione di Cartore e invasione degli Zingari
- Appendice VI - Cronologia - anno 706 ca.
- Appendice VII - La martire Anatolia - Capitolo V - Il ritrovamento delle reliquie
- Appendice VI - Cronologia - anno 1115 e 1182 - Nel 1115 vengono documentati i confini della diocesi marsicana. Nel 1182 gli stessi luoghi di confine, questa volta documentati dal punto di vista della diocesi reatina, venivano chiamati: Tabulam (Bocca di Teva), Cartonis (Cartore) e Vulpem Mortuam (Volpi Morte).
- Appendice VI - Cronologia - anno 1048 e 1084
- Appendice VI - Cronologia - anno 1153, 1182 e 1218
- Appendice VI - Cronologia - anno 1250
- Appendice VI - Cronologia - anno 1252-1253
- Capitolo III - Medioevo - 1268-1280: Distruzione di Cartore e invasione degli Zingari
- Appendice VI - Cronologia - anno 1394
- Appendice VI - Cronologia - anno 1418