Gina Forni gentil pastorella

Versione 1:

Gina Forni gentil pastorella
Che l'amore faceva con Tito
Lei sperava che presto marito
Suo ne fosse gentile così.
Lusingata da dolci parole
al suo Tito dava l'onore
finché a un tratto
una bella mattina
Tito le dice: "più non batte per te questo cuore
Trova pure un altro amatore
Ché altra donna io devo sposar"
Gina dice "Se tu mi lasci così in abbandono
Lo vedrai te la faccio pagar"
Lei si dà con gran pena a cucire
Una monaca volle apparire
Una vesta infatti si fa.
La domenica appena sull'alba
Lei da suora si veste e va via
Chi la vede non sa chi ella sia
E in chiesa si va.
Già gli sposi son nell'altare
Mentre il prete li unisce e gli dice
"Questa coppia sia sempre felice
e dividerli nessuno potrà"
Escon fuori di chiesa gli sposi
A braccetto tranquilli e contenti
Ad un tratto esce fuori
Una bella e gentil monachella
impegnando (impugnando) una rivoltella
All'amante lei dice così:
"Non per te questa festa di gioia,
ma sarà solo festa di sangue,
tu non pensi a chi soffre e chi langue
trascinata dal tuo disonor."
Mentre Gina fugge lontana
La sposina si getta su Tito
E piangendo abbraccia il marito
Che tradita quel dì la lasciò.
Gina corre e va a casa
Si rispoglia la veste posticcia
Di vestirsi di nuovo si spiccia
e di corsa in caserma lei va.
Ripresenta si triste e tremante:
"Ho ammazzato il mio amante
che tradita un dì mi lasciò
Quanto prima dovrò partorire
Questo figlio sarà del peccato
Per un tenero amore ho sbagliato
Ora date giustizia di me".
Nella cella la Gina che piange,
lei si pentì di averlo ammazzato,
Giorno e notte in preghiera lei sta.
Non più bianco il vestito da sposa,
ora porta la bionda Maria,
come pazza ella va per la via,
piange e implora il suo Tito così.

Tratto da: https://scrittoripersempre.forumfree.it/?t=67574789


Versione 2:

“Gina Forni gentil pastorella
Che l‟amore faceva con Tito
Lei sperava che presto marito
Suo ne fosse gentile così.
“Senti oh Gina io non posso sposarti”
Lei si dà con gran pena a cucire
Una monnica volle apparire
Una vesta infatti si fa.
La domenica appena sull‟alba
Lei da suora si veste e va via
Chi la vede non sa chi ella sia
E in chiesa si va.
Già gli sposi son nell‟altare
Mentre il prete li unisce e gli dice
”Questa coppia sia sempre felice
e dividerli nessuno potrà”.
Escon fuori di chiesa gli sposi
A braccetto tranquilli e contenti
Ad un tratto esce fuori
Una bella e gentil monachella
Impegnando una rivoltella
All‟amante lei dice così:
“Non per te questa festa di gioia,
ma sarà solo festa di sangue,
tu nonsensi a chi soffre e chi langue
trascinata dal tuo disonor.
Mentre Gina fugge lontana
La sposina si getta su Tito
E piangendo abbraccia il marito
Che tradita quel dì la lasciò.
Gina corre e va a casa
Si rispoglia la veste posticcia
Di vestirsi di nuovo si spiccia
e di corsa in caserma lei va.
Ripresenta sì triste e tremante:
“Ho ammazzato il mio amante
Che tradita un dì mi lasciò
Quanto prima dovrò partorire
Questo figlio sarà del peccato
Per un tenero amore ho sbagliato
Ora date giustizia di me”.
Nella cella la Gina che piange,
lei si pentì di averlo ammazzato,
giorno e notte in preghiera lei sta.
Non più bianco il vestito da sposa,
ora porta la bionda Maria,
come pazza ella va per la via,
piange e implora il suo Tito così.”

Tratto da: http://www.laurapedrinellicarrara.it/wp-content/uploads/2016/04/racconti-degli-anziani.pdf