L'Omaggio della Marsica alle salme di due eroici ufficiali
Il giornale d'Italia - 4 Agosto 1932 - Cronaca dell'Abruzzo - pag.4 - Articolo gentilmente concesso da Erminio Tupone (di Mario e Amelia Di Giorgio)
AVEZZANO, 2 - La Marsica ha vissuta, una delle sue grandi giornate. Il segretario politico di Avezzano, cav. uff. Umberto Jatosti, con un nobile manifesto, aveva invitato autorità, associazioni ed enti a trovarsi alla stazione per ricevere le salme dei due eroici ufficiali, cap. dott. Antonio Placidi e sottotenente Filippo Placidi che, dai cimiteri di Santa Andrea di Serravalle a Garolda di Barbasso tornano nella Marsica per essere tumulate nella tomba di famiglia nella vicina Santa Anatolia.
Nessuno è mancato: le autorità, la Milizia, un reparto del 13. Fanteria comandato dal cap. Pili, la sezione ufficiali in congedo, il Guf, la sezione bersaglieri, la sezione alpini, le sezioni combattenti, la sezione mutilati, il Fascio, la Società operaia il concerto cittadino.
Al giungere del treno una tromba squilla l'attenti e tutti i presenti si irrigidiscono nel saluto romano, Mario Placidi che ha scortato le salme dei due eroici fratelli è sceso dal treno visibilmente commesso e si è abbracciato con i congiunti, tra la reverente commozione dei presenti mentre bandiere e gagliardetti si inchinano, il carro viene aperto e privato del suo carico sacro di amore e di gloria.
Le due casse, ravvolte nel tricolore, vengono portate a spalla dagli ufficiali della Milizia che le depongono poi nei due carri funebri.
Fra la più intensa commozione, il corteo si compone e si snoda per le vie principali, fra due fitte ali di popolo che saluta reverente e commosso ripetendo i nomi degli eroi, che discendono, per la madre, da una delle più note famiglie avezzanesi: la famiglia Jatosti.
All'altezza della Nazionale per Roma il corteo sosta. La medaglia d'argento Guido Di Matteo, che fu soldato del cap. Placidi, rievoca brevemente le virtù dell'estinto comandante.
Scioltosi il corteo, i carri, con le salme, si avviano verso S. Anatolia seguite da automobili e carrozze con i congiunti e gli intimi.
A Cappelle il mesto corteo deve sostare; il popolo riunito nella via principale vuole anch'esso rendere il suo tributo di amore agli eroici fratelli.
Il parroco don Angelo Barbati, impartisce la benedizione alle salme mentre gentili signore e signorine depongono sulle bare fasci di fiore freschi.
A Magliano il corteo sosta nuovamente. Sulla piazza principale della patriottica cittadina, sono schierate tutte le autorità, gli enti e le associazioni, con il podestà cav. Pietrangeli ed il segretario politico cav. Michelangeli, nonché tutti gli ufficiali dell'eroico 13. fanteria con a capo il col. comm. Vaccaro ed il suo aiutante maggiore cav. Annibaldi. Presta servizio la musica del Corpo di Armata di Bari e rende gli onori una compagnia al comando del capitano Ballone. Si forma un lungo corteo che percorre la via principale del paese, fra la viva commozione della intiera popolazione, che saluta e getta fiori.
All'uscita del paese il corteo sosta e le salme sfilano mentre la truppa rende gli onori e gli ufficiali salutano. Cessata la cerimonia solenne ed austera di Magliano, il corteo prosegue per Santa Anatolia.
Dalle tombe dove erano stati fino ad ora custoditi, Antonio e Filippo Placidi tornano al loro paese per essere tumulati nella tomba di famiglia.
Nei pressi di casa Placidi il corteo sosta; la mamma vuole baciare i suoi figli, e poichè nessuno osa trattenerla, li bacia, nelle bare, fra la più viva commozione dei presenti. Il Podestà di Borgocollefegato, cav Paolo Gagliardi, pronuncia un elevato discorso. Il corteo si dirige verso la chiesa parrocchiale e sosta sulla piazza. Le bare vengono deposte su un apposito palco. Tre squilli di tromba invitano ad un minuto di raccoglimento. Il centurione Giuseppe Canoni, fa l'appello dei caduti secondo il rito fascista. La folla risponde "presente!".
Prende subito la parola il dott. Pasquale Ruggini che tratteggia mirabilmente la figura dei due eroici che tornano nel paese natale fra le cose care, fra la gente buona e affezionata.
Il presidente della locale sezione combattenti: Tupone Erminio, ed un membro del direttorio della stessa sezione: Luce Alfonso, dicono, in un impeto di passione, il rimpianto di quelli che tornarono, per quelli che non ebbero questa gioia, ma ebbero quella più grande di salire al Cielo per assidersi fra i numi tutelari della Patria. Parla infine il parroco di Santa Anatolia, don Luigi Righi, il parroco buono, solenne nei paramenti sacri, parla nel nome di Dio ed invita Toto e Pippo Placidi ad entrare nel Tempio, come allora, nel giorno della Prima Comunione. Come allora essi entrano infatti nel tempio, puri, portati da tutto il popolo, seguito dai parenti. Non si piange più. Il ministro di dio prega e benedice, e tutto il popolo a sua volta, in silenzio, asperge di acqua benedetta le due salme riunite in un unico catafalco ricoperto di fiori. La cerimonia di oggi é finita. Domani gli eroici fratelli riattraverseranno le vie note, per scendere al Cimitero, ove il padre li attende; questa note essi, con i compagni di trincea, che a turno li veglieranno, rivivranno tutta la epopea del Carso, della Bainsizza, delle Alpi.
Terminata la celebrazione degli uomini e composte le salme degli eroi nella chiesa che li accolse bambini, si inizia, mentre cade la sera, la celebrazione delle cose eterne che esaltano e proteggono.
Luigi Rossetti