Alla ricerca di Poggio San Biagio

Roberto Tupone - 11 luglio 2018

Fino a circa un secolo fa il confine tra Sant'Anatolia, Rosciolo e Magliano dei Marsi era una linea quasi retta che, dal toponimo «Ponte di San Biagio», antico ponte sul fiume Salto posto all'altezza della frazione di «San Biagio» (in dialetto: Santu Biasu) tirava diritto fino a «Fonte Valoce», per poi deviare alla Bocca e alla Valle di Teve. La «Bocca di Teve» è ancora oggi uno dei punti di confine tra il Lazio e L'Abruzzo.

Oltre ai catasti antichi, c'è una carta topografica del 1759, che si trova nell'archivio di Napoli, che dimostra visibilmente e inequivocabilmente tale confine. Oggi il territorio di Sant'Anatolia è stato in parte ridimensionato e tale ridimensionamento si può facilmente vedere, oltre che nelle mappe catastali moderne, anche visualizzando i confini tra il Lazio e l'Abruzzo, dove la linea di confine non passa più a San Biagio, ma a circa due km di distanza in direzione Rieti. Un grande furto di circa 200 ettari di terra (2 km quadrati) anticamente sottratti dal barone Masciarelli e mai reintegrati.

Carta topografica del 1759

Usurpazione del territorio di S. Anatolia

Nel 1150 venne redatto il «Catalogus Baronum» che era la lista di tutti i vassalli e relativi possedimenti, compilata dai normanni all'indomani della conquista del sud Italia. Fu redatto verso la metà del XII secolo dalla «Duana Baronum», l'ufficio regio preposto agli affari feudali, che lo mantenne aggiornato per gli anni a venire costituendo il suo principale strumento di lavoro. Secondo alcuni era redatto sul modello della «dîwân al-majlis», introdotta in Sicilia dai precedenti governanti «Fatimidi» per il controllo del trasferimento di proprietà delle terre (da Wikipedia).

Il nostro territorio era governato principalmente da due feudatari. Gentile Vetulo e Ruggero di Alba.

Il Barone Gentile Vetulo aveva in feudo i seguenti castelli che si trovavano nel Cicolano interno, la cosiddetta «Valle Petra in comitatu Reatino»: Castrum Pescli (Pescorocchiano) il quale aveva un numero di abitanti tale da poter fornire, nell'eventualità di una guerra santa, tre soldati, Barim (Val di Varri) due soldati, Macclatemonem (Macchia Timone) un soldato, Castellionem (Castiglione verso Tornimparte) un soldato, Roccam Melitum (Valle Malito) un soldato, Castellum Mannardi (Castelmenardo) un soldato, Collem Fecatum (Collefegato) un soldato, Sanctum Johannem de Lapidio (Poggio San Giovanni e Sant'Elpidio) tre soldati, Roccam Randisi (Roccavecchia di Roccarandisi) un soldato. Lo stesso barone possedeva nell'amiternino altri feudi.

Il Conte Rogerio de Albe aveva in feudo i seguenti castelli che si trovavano tra il Cicolano e la Marsica: Albe (Albe o Alba fucense) sette soldati, Castellum Novum in Marsi (Castelnuovo) un soldato, Paternum in Marsi (Paterno) tre soldati, Petram Aquarum in Marsi (Petracquara) cinque soldati, Tresacco e Luco (Trasacco e Luco dei Marsi) sei soldati, Capranicum (Colle Capranica presso Canistro) un soldato, Pesclum Canalem in Marsi (Pescocanale) due soldati, Dispendium in Marsi (Spedino) un soldato e mezzo. Infine il Conte possedeva il feudo di Carcerem in Marsi e Podio Sancti Blasii i quali avevano una importanza tale da poter fornire, nell'eventualità di una guerra santa, ben sei soldati.

Oggi Carce e San Biagio sono due toponimi del comune di Magliano dei Marsi. Il primo è il Monte Carce ed è un colle a forma conica che domina Magliano. Si può osservare prendendo la via Cicolana da Magliano in direzione Rieti. Dopo l'incrocio con Rosciolo e subito dopo il primo rettilineo sulla destra. Impossibile non vederlo. San Biagio invece è un minuscolo borgo posto più avanti, sempre sulla via Cicolana, alla distanza di sei km dal suddetto incrocio con Rosciolo. San Biagio, fino ad un paio di secoli fa, si trovava nel territorio di S. Anatolia esattamente al confine con Rosciolo.

Il Monte Carce

Fino a qualche tempo fa pensavo che San Biagio fosse il «Podium Sancti Blasii» nominato nel catalogo dei baroni e posizionato presso Carce. Strano nome pensavo, perchè di solito, quado si parla di Poggio, il paese si trova in alto, appoggiato sul colle, come ad esempio Poggiovalle o altri. Ma trovandosi il borgo di San Biagio a valle, presso il fiume Salto, davo per assodato che quello era il «Podio» delle fonti, perché nulla mi suggeriva il contrario.

Pochi mesi fa invece, ho acquistato la copia di una carta dettagliata del 1846 e, leggendo nei dettagli, ho notato che il colle posto al di sopra di San Biagio, veniva chiamato proprio «Poggio» e notai anche dei trattini segnati in rosso sulla sua cima che indicavano delle mura. Realizzai quindi che il Poggio San Biagio non era quello a valle, o almeno, come accade quasi sempre nei nostri territori, dove c'era un castello a monte si era creato un borghetto a valle. Realizzai che sul colle c'era l'antico castello e dovevo assolutamente andarlo a cercare.

Carta topografica del 1846 (i dati altimetrici sono espressi in miglia napoletane)

La stessa mappa vista con Google Maps

Ieri 7 luglio 2018 ho convinto Giulio Panei e Patrizia mia sorella ad accompagnarmi alla ricerca di questo castello, e dopo una lunga camminata, grazie a Giulio sempre armato delle sue mappe militari digitali e tecnologie satellitari, l'abbiamo fortunatamente trovato. Le fotografie sono quelle fatte durante il percorso, dove le mura che vedrete sono i resti dell'antico castello o della chiesa di San Biagio. Durante il percorso, durato circa tre ore e mezza, abbiamo avuto la fortuna di incontrare un paio di cervi, di cui uno lo vedrete nelle foto.

Aggiungo che, verificando che nei miei appunti, nel capitolo intitolato «Descrizioni Topografiche», tra il 1986 e il 1987, in una delle interviste che feci ad Adolfo Luce, egli mi disse: «A Marano, nella zona della Selevetta, la terra è cosparsa di pinchi [pezzi di mattoni o cocci ndr] e probabilmente la zona fu in passato sede di un villaggio poiché è piena di reperti archeologici». La chiesa di Sancti Blasii in Podio viene elencata nella bolla di Clemente III nel 1188 tra beni della Diocesi Marsicana.

Nel 1408 i due paesi della Villa e del Poggio di San Biagio, erano ancora abitati e attivi. Il 22 maggio di quell'anno, infatti, venne stipulato, nel casale di San Biagio, un "Istrumento di convenzione tra l'Università del Poggio, e Villa S. Biagio, e l'utile Padrone di detti luoghi Antonio Caprafico, a cui si conviene dopo una lunga lite di dover prestare tuttociò, che se gli deve per angarie, ed altri diritti Baronali per lo stabilimento de quali si riporta a favore del detto Antonio un diploma di Margarita Regina di Napoli" (pergamena conservata nell'archivio di Avezzano da trascrivere e tradurre).

Anche nella carta del 1846 sono segnati i confini tra i comuni Borgocollefegato e Magliano dei Marsi che passavano nei pressi di S. Biagio. L'intero S. Biagio nella parte inferiore faceva parte del comune di Borgocollefegato, mentre il Poggio, la collina dove era posto l'antico castello, faceva parte del comune di Magliano dei Marsi.

Allego un documento che riassume la causa tra il Barone Masciarelli e i cittadini di S. Anatolia estratto dal Bollettino Usi Civici del 1932. In quella data la causa non era stata ancora conclusa e veniva rimandata a presentazione di ulteriore documentazione. Qui il LINK.

Resti del castello di Poggio o della chiesa di San Biagio


GALLERIA FOTOGRAFICA 07.07.2018