1561 - Visita di monsignor Giovanni Battista Osio
Anno 1561 - Visita pastorale del vescovo di Rieti Giovanni Battista Osio (+1562) - Manoscritto in lingua latina - Tratto da: Archivio della diocesi di Rieti, visite pastorali, cartella n. 2 - Traduzione di massima (molte parti sono di difficile lettura) di Roberto Tupone - 28 dicembre 2015
Vescovo Giovanni Battista o Giambattista Osio Nato a Roma - Morto a Spoleto il 12 novembre 1562 Vescovo di Rieti dal 23/10/1555 al 12/11/1562 Link - Link 2 |
TRADUZIONE DOCUMENTO
In seguito il reverendissimo signore è partito dal castello di Latuschio ed è giunto al castello di Sant’Anatolia, della stessa diocesi, dal quale per la via sono venuti in processione l’abbate, i clerici e il popolo del detto castello, cantando le lodi e ricevendolo con parole di elogio.
Chiesa di Santa Maria del Colle
In itinere ha visitato la chiesa rurale di Santa Maria del Colle di cui è rettore don Giorgio di Camerino, diocesi di Camerino. Dicono che è una cappella di San Martino e deve partecipare al pagamento della decima papale e alla procurazione del vescovo di Rieti. La chiesa è mal custodita: la porta non viene tenuta chiusa e raramente vi si celebra. Il detto rettore è malato ed è allettato a Sant’Anatolia. Gli è stato fatto precetto da me notaio che, entro l’intero giorno del cinque di agosto, debba esibire la bolla davanti al vicario del vescovo di Rieti, pena la privazione del beneficio, ed in avvenire provvederà che si celebri nella predetta chiesa almeno una volta alla settimana.
Chiesa di Sant'Anatolia
Il giorno 5 agosto 1561. Nel castello di Sant’Anatolia.
Il reverendissimo signore, accompagnato come sopra, è giunto alla chiesa di Sant’Anatolia, posta fuori dal detto castello, che viene chiamata abbazia, il cui rettore è l’abate, con tre canonici. E’ la parrocchiale ed in essa vi seppelliscono i corpi dei defunti. L’abbate è don Vincenzo figlio di Innocenzo. I canonici sono: don Giovanni Martommitti, don Giovanni Angelo Sebastiani, don Novello di Domenico, qui presenti e in ascolto. Il signore ha ordinato che entro tutto il presente giorno debbano esibire i titoli dei loro benefici davanti al vicario e le lettere testimoniali dei loro ordini, pena la scomunica e la privazione dei loro benefici, similmente l’inventario dei beni. Il signore ha interrogato l’abate e i canonici sulle regole generali della chiesa. Hanno risposto che nei giorni ordinari quotidianamente si celebra almeno una volta al giorno, mentre nei giorni di domenica una messa cantata e due lette, e così anche negli altri giorni festivi. Alla domanda se delegano qualcuno di loro alla cura delle anime, hanno risposto che nessuno ha una delega speciale, ma quando uno è chiamato per assistere un malato o similmente per un battesimo, va! Alla domanda se hanno una rendita comune e di come viene ripartita tra loro, hanno risposto che ricevono alcune decime ed elemosine che distribuiscono tra loro con questo accordo: l’abbate ne prende due parti su cinque e le restanti vengono distribuite tra i canonici proporzionalmente. Il reverendissimo signore ha celebrato la messa e dopo ha fatto il sermone al popolo, come al solito. Dopo, data la benedizione al popolo e fatta l’assoluzione alle anime, ha iniziato a cresimare e ha cresimato numero 235 anime.
Nella predetta chiesa, nonostante sia parrocchiale e curata, non tengono il Sacramento del Corpo di Cristo, perché è campestre e lontana dalle abitazioni, ma lo custodiscono nella chiesa di San Nicola sita dentro il castello che è unita alla mensa dell’abbazia. Il signore ha visitato l’altare maggiore, eretto sotto l’invocazione di Santa Anatolia che è consacrato. Sopra di esso ci sono tre tovaglie sporche. Il signore ha ordinato di lavarle, ma poiché in detta chiesa non tengono ornamenti, né calici, in quanto la chiesa non è sicura, ma li tengono nella chiesa di San Nicola, il signore ha proceduto alla visita degli altri altari.
Per primo ha visitato l’altare di San Sebastiano di cui è rettore don Novello. Ivi è eretta la confraternita di San Sebastiano. Vi celebra la prima domenica del mese, continuamente, e ha un compenso dalla confraternita. Il detto altare ha un calice con la patena. Poi ha visitato l’altare di Santa Maria, di cui è rettore don Giovanni Angelo. Ha pochi beni e raramente in esso si celebra. Poi ha visitato l’altare della Beata Maria Vergine dove è eretta una cappella di cui è rettore don Novello. Ha pochi beni e raramente in esso si celebra. Poi ha visitato la cappella di Santa Anatolia che è unita all’abbazia. Poi ha visitato l’altare di Santa Lucia dove c’è una cappella di cui è rettore l’abate Vincenzo Innocenzi. Ha pochi beni e raramente in esso si celebra. Poi ha visitato l’altare di Sant’Andrea dove c’è una cappella di cui è rettore don Giovanni Bartolomitti. Raramente vi si celebra. Ha qualche possedimento in beni. Nella predetta chiesa oltre ai detti altari ce ne sono anche altri quattro eretti per devozione e si ignorano i titoli. Ha visto due altari portatili e poiché uno di essi ha una grossa spaccatura, il signore ha proibito di celebrarvi.
Poi ha visto sei calici, di cui tre sono completamente d’argento, e tre con il piede di bronzo e la coppa d’argento. Il signore ha proibito con due di essi di celebrare in quanto sono danneggiati, fin quando non saranno restaurati. Tra i detti calici c’è un piccolo calice d’argento con sei bottoni smaltati e dicono che faccia parte della cappella di San Sebastiano. Ha una patena di bronzo dorata. Ha visto sei patene di cui quattro sono d’argento, le altre due di bronzo dorate. Poi i canonici gli hanno detto che don Bernardino del maestro Mario conserva presso di sé un calice d’argento e una patena d’argento. Poi ha visto un altro calice non consacrato rotto. Il signore ha ordinato di ripararlo. Poi ha visto una croce d’argento con sporgenze di bronzo dorato. Ha ordinato di procurare una croce feriale e una per i morti. Poi ha visto un tabernacolo d’argento con il piede di bronzo per portare il Corpo di Cristo in processione. Poi ha visto un turibolo d’argento con la navicella di stagno. Poi un altro turibolo di bronzo dorato. Non hanno i candelabri. Ha ordinato di procurare due candelabri. Poi ha visto cinque corporali sporchi e immondi. Il Signore ha ordinto di lavarli e di procurare due corporali nuovi. Due ampolle di vetro per il sacrificio. Poi ha visto una pianeta con due dalmatiche di damasco bianco. Poi un’altra pianeta di damasco rossa, e un’altra di raso verde. Poi un’altra vecchia pianeta di damasco viola. Un’altra di camellotti nera. Poi un’altra pianeta verde con fiori dorati. Poi due dalmatiche di taffetà nero. Poi quattro pianete feriali. Poi ha visto un vecchissimo piviale di damasco viola. Poi un altro vecchissimo piviale di damasco verde. Poi due stole con due manipoli, una di damasco rosso e l’altra di raso verde. Poi cinque camici con i loro amitti e cordoni, stole e manipoli feriali. Non hanno i parati per gli altari. Il Signore ha ordinato di procurare un parato di cuoio dorato. Poi ha visto venti tovaglie logore e consumate dalla vecchiaia. Il Signore ha ordinato di procurare sei tovaglie. Ha visto due caldarelle di bronzo per versare l’acqua. Ha visto i Ferri per le ostie.
Le porte della chiesa si chiudono abbastanza bene. Il corpo della chiesa è piuttosto grande ma ha bisogno di una celere riparazione nelle pareti laterali. Il signore ha ordinato di ripararle. Poi ha ordinato di riparare il tetto. Il campanile ha due campane e nella chiesa c’è un altro campanello. Poi ha visto due messali piccoli e uno grande buoni.
Il signore ha ordinato di rimuovere tutti i depositi esistenti in detta chiesa. Poi ha ordinato di distruggere l’altare di Santa Maria, l’altare di Sant’Andrea e l’altare di Santa Lucia e di translare il titolo di Santa Maria sull’altare e cappella di Sant’Anatolia. L’altare di Sant’Andrea nella cappella della confraternita del Corpo di Cristo e l’altare di Santa Lucia nella cappella di Santa Maria di Loreto. Presenti don Pietro Cappelletto e Fabrizio Antonillo, canonici reatini e testimoni. Poi ha ordinato di distruggere gli altri due altari che restano senza titolo.
Chiese di San Lorenzo, San Costanzo e San Leonardo in Cartore
Nel territorio di Sant’Anatolia c’è la chiesa curata di San Lorenzo di Cartore che dicono essere collegiata e chiamata abbazia, di cui è rettore l’abate don Giovanni Bartolomitti che ha mostrato il titolo. I canonici sono don Giovanni Vincenzo Innocenzi, che anche ha mostrato il titolo come si vede nel libro dei titoli. L’altro canonico è il figlio del signor Giovanni Catini di Collefegato. Non è canonico il figlio del signor Giovanni Catini ma don Simone Costantini, come appare dalle bolle registrate nel libro dei titoli, sebbene detto don Simone tiene in confidenza i frutti percepiti dal signor Giovanni Catini.
Poi c’è un’altra chiesa rurale sotto il titolo di San Costanzo di cui è rettore don Bernardino di Santa Anatolia, che ha mostrato il titolo come nel libello dei titoli.
Giorno 5 agosto 1561
Il reverendissimo signore Giovanni Battista Osio, vescovo di Rieti, durante la sua visita ha trovato che la chiesa parrocchiale di San Leonardo di Cartore, chiamata abbazia, nella villa di Sant’Anatolia in diocesi di Rieti, è vacante e vaca al presente. Quindi, poiché nella visita è stata trovata per alcuni mesi senza rettore, l’ha concessa alla persona di don Bernardino Cola del castello di Sant’Anatolia e ha ordinato di fare la bolla. Presenti don Pietro e don Fabrizio canonici reatini e testimoni.
Chiesa di San Nicola
Lo stesso giorno, dopo pranzo il reverendissimo signore è entrato nella chiesa di San Nicola, dentro il castello di Sant’Anatolia, nella quale chiesa custodiscono il Sacramento del Corpo di Cristo, e prima si è inginocchiato, ha acceso le candele, ha visitato il Sacramento santissimo del Corpo di Cristo che è riposto sopra l’altare maggiore in un piccolo tabernacolo nuovo di legno dorato, chiuso a chiave. Il Sacramento è conservato in una custodia di ferro stagnata, riposto dentro un vaso di legno dipinto. Il signore ha ordinato di fare una custodia d’argento per conservare il Sacramento e nel lato interno rivestirla tutta attorno con un corporale. Poi ha ordinato di procurare un velo per coprire il tabernacolo. Davanti al Sacramento arde la lampada. Il signore ha chiesto al sacerdote e ai presenti se è perennemente accesa. Hanno risposto che non è accesa perennemente. Il signore ha ordinato di tenerla continuamente accesa.
E’ presente la confraternita del Corpo di Cristo e tutti gli associati sono tenuti a dare l’elemosina ogni settimana per comprare le candele e l’olio per le lampade e per provvedere alle altre necessità della confraternita.
Il Signore ha inteso che nella predetta chiesa talvolta si celebrano dei banchetti durante le feste e per questo ha rimproverati aspramente tutti, ed ha proibito loro di celebrare altri banchetti nella detta chiesa o in qualunque altra, pena la scomunica latae sententiae.
Interrogati i sacerdoti sul modo in cui portano il Sacramento agli infermi hanno detto che i sacerdoti portano nel calice due ostie consacrate, una la danno all’infermo e la restante la riportano nella chiesa con la stessa solennità. Incedono vestiti con cotta e stola, accompagnati dai lumi portati dagli uomini della confraternita. Hanno un campanello, hanno un bel baldacchino nuovo di raso rosso. Il signore ha ordinato di procurare una lanterna da porre sopra le aste e da portare sempre davanti al Sacramento.
In seguito ha visitato gli Oli Santi che sono tenuti chiusi a chiave in una finestra al lato sinistro dell’altare maggiore. Sono conservati in tre ampolle di cui due sono di stagno, la terza invece è di vetro. Il signore ha ordinato di procurare una terza ampolla di stagno e ha lodato la conservazione del predetto Sacramento nelle predette ampolle ma, per la dispensazione del Sacramento, ha ordinato di procurare tre vasi di stagno, di cui due siano congiunti per l’Olio Crismatico e l’Olio dei Catecumeni, il terzo separato per l’Olio degli Infermi. Poi i detti Oli Santi siano tenuti nei detti vasi con l’ovatta per una più sicura dispensazione.
Poi ha visitato il fonte battesimale posto al lato sinistro della chiesa. Il vaso è in pietra e chiuso a chiave ma poiché c’è il dubbio che l’acqua possa infiltrarsi, conservano l’acqua battesimale in un vaso di bronzo stagnato con un coperchio della stessa qualità. Il signore ha interrogato sul modo di battezzare. Hanno prodotto un libro manoscritto nel quale c’è una formula tronca e diminuita. Il signore ha ordinato di procurare un Sacerdotale e di utilizzare la formula tratta dal detto libro. Poi, poiché ha saputo che immergono completamente il bambino nell’acqua quando lo battezzano, ha ordinato di non immergerlo più ma che l’acqua sia versata tre volte sul capo del bambino come è in uso nella chiesa romana. Poi ha ordinato di procurare un’ampolla di vetro con la quale versare l’acqua sul capo del bambino quando viene battezzato. L’altare sul quale sta il Sacramento ha un parato di cuoio dorato nuovo e idoneo.
Il corpo della chiesa è abbastanza ampio. Il signore ha ordinato di riparare il tetto e di sostituire le tavole dove mancano. Poi ha ordinato di togliere dalla chiesa una trave e un’arca che si trovano al suo interno. Inoltre ha ordinato che sia chiuso e murato un certo luogo esistente nella chiesa, in modo che da esso non sia dato l’accesso alla chiesa. La porta chiude bene. Il campanile ha due campane.
Poi che sia fatto l’inventario dei beni della detta chiesa entro il mese. Poi che siano fatti due libri in cui in uno siano scritti tutti i nomi dei battezzati, nell’altro i nomi dei morti che vengono sepolti in chiesa. Poi che non sia ammessa alcuna dispensa matrimoniale senza licenza dell’ordinario. Poi che non sia ammesso alcun questuante senza licenza dell’ordinario. Poi che non siano ammessi sacerdoti pellegrini né predicatori senza licenza. E’ stato fatto precetto che tutto quanto predetto sia adempiuto entro i prossimi tre mesi pena la scomunica e 25 ducati d’oro. E’ stata data copia in mano a don Vincenzo abbate dei suddetti precetti per mano di me notaio. Presenti don Pietro e don Fabrizio canonici e testimoni.
[Il giorno dopo, il 6 agosto 1561, il Vescovo si diresse verso il castello di Spedino].
Per quelli di Sant’Anatolia
Il giorno 11 agosto 1561.
Domenico di Paolo Basitti di Sant’Anatolia, in diocesi di Rieti, ha esposto al reverendissimo signor vescovo di Rieti, che l’abate Vincenzo, rettore della chiesa parrocchiale, chiamata abbazia di Sant’Anatolia, ha con lui trattato di permutare due coppe di terra site nel luogo chiamato “Scagnelle”, sito presso i beni degli eredi Miniconi da un lato, le cose di Angelo di Stefano dall’altro, e i beni del predetto Domenico al secondo lato, con cinque coppe di terra site in contrada “Valle Caprina”, il quale scambio, quando avrà luogo, cadrà ad evidente vantaggio della Chiesa e, per dimostrare il detto evidente vantaggio, porterà innanzi alla reverendissima sua signora i sottoscritti testimoni che chiede siano esaminati, in modo che la signora vostra reverendissima possa confermare il detto scambio in quanto soddisfatta del detto evidente beneficio.
Cola Marino di Sant’Anatolia, testimone è stato indotto a provare l’evidente utilità per la chiesa nel fare la premessa permuta e, interrogato, ha detto: “che sa benissimo dove è posta la terra de la chiesa che possono essere doi coppe e do’ quinti et similmente le cinque coppe ch’esso vol dar in ricompensa a la chiesa et, sempre che ognuno ha cognitione de dicte terre, indicava esser in evidente utilità de la chiesa perché il più che possa fructare la terra de la chiesa serrande doi coppe, l’anno che se lavora, et quelle che dà lui fructarando vinti, et similmente se ce havessino ad vendere la terra che lui dà a la chiesa non se ne caveria più che trenta carlini. Et di quelle che dà Dominico se ne caverriano cinquanta carlini. Similmente li terreni che dà Domenico alla [chiesa] sonno coniuncte et ad confino ad quelli altri beni de la chiesa et per questo li torna commodo”. Interrogato sui motivi per cui conosce queste cose, ha risposto: “che sa queste cose per esser nato et allevato in Santa Natoglia et sa li prezi dei terreni per haverne conditione”. Interrogato se conosce altri testimoni, ha detto: “de et de dicti Maximo et de tucti li altri che habitano in decto castello”. Interrogato se si è confessato, ha detto questo anno ed ha preso l’Eucaristia. Interrogato un altro testimone sotto giuramento, ha detto le stesse cose, vale a dire: [spazio vuoto].