1686 - Visita di monsignor Ippolito Vicentini
Anno 1686 - Visita pastorale del vescovo di Rieti Ippolito Vicentini (1638-1702) - Manoscritto in lingua latina - Tratto da: Archivio della diocesi di Rieti, visite pastorali, cartella n. 14 - Traduzione di massima (molte parti sono di difficile lettura) di Roberto Tupone - 15/07/2016
Ippolito Vicentini |
TRADUZIONE DOCUMENTO
Sant'Anatolia
Lo stesso giorno (domenica 23 giugno 1686)
Il suddetto illustrissimo e reverendissimo signor vescovo discese dalla terra di Corvaro e giunse al castello di Sant'Anatolia dove fece l'assoluzione dei morti e trovò il Santissimo Sacramento ben conservato.
Visitò il fonte battesimale con l'olio santo e il sacrario che trovò ben messo.
Dopo aver celebrato la messa, confermò la sacra cresima a ragazzi e ragazze.
L'abbate della suddetta chiesa è al presente don Giovanni Antonini che ha sotto di se 35 famiglie per un totale di 225 anime. Vi sono anche tre canonici che sono al presente il reverendo don Pietro Antonio di Federici, Nicola Luce e Pietro Luce, di cui don Federici è un sacerdote, ed hanno un reddito di scudi sei ciascun canonico.
Si diresse all'altare maggiore che trovò ben fornito. Ordinò di coprire la pietra sacra con una tela cerata. Vi è una confraternita che mantiene l'altare. Di detta societa ha in cura tutta l'amministrazione don Luigi. E' fornito di beni stabili per una rendita annuale di quindici scudi.
Riguardo all'altare della beata Maria vergine e di San Sebastiano ordinò di opporre la tela cerata sopra la pietra sacra e fornirli di ogni requisito.
L'altare del Santissimo Rosario fu ben trovato, e ordinò solamente di apporvi la tela cerata, fare la croce, rinnovare la tabella degli ultimi Vangeli. Nel detto altare vi pè aggregata una confraternita che possiede alcuni pezzi di terra e con i quali viene amministrato l'altare. Essa è governata al presente direttamente dal parroco che è stato eletto e che deve rendere conto dei redditi ogni singolo anno.
Visitò l'altare di San Giovanni Battista della famiglia degli Spera, e ordinò di fornirlo di una migliore carta gloria e della tabella degli ultimi Vangeli. Vi è nel detto altare un beneficio semplice di jus patronato della stessa famiglia che al presente è tenuto da don Marco Salvini, e che ha l'onere di una messa al mese e una rendita di due scudi.
Visitò la sagrestia che lodò in quanto la trovò ben sistemata e fornita delle suppellettili.
Vide il confessionale che trovò ben messo.
Chiesa di Sant'Anatolia
Successivamente detto illustrissimo signore entrò nella chiesa di S. Anatolia, presso detto castello, che è Matrice e nella quale si tumulano i cadaveri dei morti.
Visitò l'altare maggiore, e ordinò di fornirlo della carta gloria, della tabella degli ultimi Vangeli, dei candelabri, del telari per la manutenzione del pallio e della tela cerata, il tutto entro due mesi.
L'altare della Santissima Pietà, della famiglia di Fabio, ordinò di fornirlo di tutti i requisiti per potervi celebrare, entro sei mesi, e nel frattempo proibi di celebrarvi. Esiste una confraternita con lo stesso nome, con i suoi privilegi, e aggregazioni, che viene governata da persona nominata dall'abbate curato che provvede a gestire i diversi beni donati dal defunto Fabrizio Dionicis e sua moglie per una rendita annua di 10 ducati e con l'onere di una messa alla settimana da celebrare il giorno di mercoledì.
Rispetto all'altare della beata Maria di Loreto ordinò di fornirlo di ogni requisito. In esso c'è un beneficio semplice che al presente è posseduto da don Pietro Luce e che ha una rendita di 1:50 ducati.
Rispetto all'altare di San Sebastiano ordinò di fissare la pietra sacra e sostituire la planeta e fornirlo di un nuiovo pallio e della tela cerata.
L'altare di S. Anatolia fu trovato tollerabile e di buona qualità locale.
Riguardo al corpo della chiesa non fu ordinato nulla, tranne la riparazione della torre campanaria nelle parti in cui ne ha bisogno. A differenza di alune visite precedenti, la struttura della chiesa è stata trovata rinnovata e libera dal pericolo di andare in rovina.
San Liberatore
In seguito entrò nella chiesa di San Liberatore, nella quale c'è un unico altare malmesso, e che fa sì che in detta chiesa non si possa celebrare e anche le suppellettili sacre sono danneggiate. Ordinò che siano imbiancate le pareti e il pavimento livellato e sistemate le parti della chiesa dove c'è bisogno.
Santa Maria del Colle
E infine, completata la visita del detto castello di Sant'Anatolia, si diresse verso il castello di Toraro, e nel tragitto visitò la chiesa di S. Maria del Colle nel territorio di detto castello, che fu trovata completamente in pessimo stato ed in essa non si può celebrare. Vi è un beneficio semplice del valore di 5 ducati posseduto da don (testo barrato: Nicola Guerrini) Iacopo de Silvi, e riguardo alla chiesa rinnovò i decreti già fatti nella precedente visita pastorale apponendo il sequestro a effetto immediato e fino alla risistemazione della chiesa.
(postilla aggiunta posteriormente:) Il giorno 16 febbraio 1687 viene revocato il sequestro per apposito ordine dell'illustrissimo e reverendissimo Ippolito Vicentini.